Dal duo al quartetto, dalla musica barocca a quella jazz, da Gaetano Pugnani alla “rivoluzione americana” di Cole Porter e John Coltrane. Red Carpet, la stagione concertistica organizzata da Villa Bossi, si muove con disinvoltura – stasera e il 25 gennaio – tra la ricercatezza stilistica di Zohar Alon e Ofir Schner ai violini e le sfumature dei racconti musicali del sassofonista Alex Bioli.
Alon e Schner, di scena oggi, alle 21, nella chiesa di Santa Maria Nascente (ingresso libero) per la serata “Senza Basso – Attraversando l’Europa con Due violini”, sono accomunati dallo stesso strumento e dalla stessa insegnante, Nava Milo, che li ha seguiti alla Buchmann-Mehta School of Music all’Università di Tel Aviv. Zohar, nato nel 1988, inizia gli studi musicali all’età di quattro anni e oggi, così come fa Ofir, è allievo alla Kunstuniversitaet Graz sotto la guida di Ida Bieler (per il violino) e Susanne Scholz per il violino barocco. Spesso presenti in alcuni festival internazionali in Germania, Francia, Italia e Israele, i due artisti propongono un percorso particolarmente adatto ad evidenziare abilità tecniche ed espressive.
Il duo violinistico senza accompagnamento, infatti, richiede una preparazione meticolosa ma ancor più una perfezione assoluta nel dialogo tra le voci.
È così che gli autori in programma – Georg Philipp Telemann, Pugnani, Jean Marie Leclair e Franz Joseph Haydn – hanno inteso i loro lavori. Miniature di densità lucente, attraversate da una chiarezza che Pugnani affidò ad una schiera di dilettanti e che Leclair – caratterizzato dal gusto francese e dalla cantabilità italiana – inserisce nel ciclo delle sei Sonate op. 12.
Il 25 gennaio, alle ore 21 nell’Antica Cantina di Villa Bossi (ingresso libero), sarà invece la volta di “American Revolution”. Di scena Alex Bioli al sax accompagnato da Thomas Rosenfeld al pianoforte, Carlo Attolini alla batteria e Livio Nasi al contrabbasso. «Dal jazz al bebop», fa sapere il quartetto, «in un percorso nella rivoluzione culturale americana degli anni Cinquanta e Sessanta: da John Coltrane a Cole Porter, fino ad arrivare all’hard-bop».
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