Il respiro del blues di Treves Passione con il cuore in tavola

Fabio Treves non ama solo il suono del blues ma anche la sua dimensione spirituale. È un artista al quale non piace il contendere ma il condividere. Non si è mai attribuito bandiere, meriti, collaborazioni e primati che non fossero sinceri e documentati.

Per lui il blues è come un respiro: lo prendi, lo trattieni e lo sputi. Possibilmente nell’armonica a bocca, strumento che ha affascinato Fabio dopo il basso, l’organo, la tromba e il sax. Treves è un poliglotta dell’Arte e della cucina.

Perché non c’è solo un blues (quello della tradizione) ma i blues, e non c’è solo una ricetta ma tante da selezionare e scegliere in base al tempo, all’umore, al concerto. «Ogni stagione ha il suo piatto “principe”, quindi non è facile scegliere», dichiara l’artista, «ma in questo momento voglio privilegiare su tutti una ricetta primaverile: fusilli al cuore di carciofi».

Perché senza cuore non ci può essere musica, e senza spine – quelle di questa pianta conosciuta già da greci e romani – non può esistere il blues.

Una ricetta che, nelle migliori consuetudini dei travelling men (coloro che vagano senza fissa dimora affidandosi solo a strumento e voce), non rinuncia alla leggenda. Perché la pianta del carciofo, chiamata “Cynara”, possedeva poteri afrodisiaci e prende il nome da una ragazza sedotta da Giove e poi trasformata proprio in carciofo. Ecco, non sappiamo se Treves abbia scelto questo piatto più per il sapore o più per la storia che lo accompagna, ma di certo l’originalità è un ingrediente che non manca nel blues di Fabio.

Unico artista italiano ad aver suonato con Frank Zappa e, di conseguenza, amante anche degli abbinamenti forti nati dalle note grasse, dalla cucina messicana (alcune ricette tipiche erano le preferite dal chitarrista di Baltimora), dalla musica del Novecento, dall’improvvisazione. E da quei maestri del blues che lo hanno fatto crescere: Sonny Terry, Little Walter, Paul Butterfield, Alan Wilson, Sonny Boy Williamson. Innamoramento immediato che ha portato Treves a pensare alle “note blue” come a praline di nocciolato duro all’esterno ma dal cuore tenero.

Tornando ai carciofi – che si possono consumare anche crudi, così come il blues può essere consumato “al sangue” – seguiamo la preparazione del piatto: «Faccio cuocere al vapore dieci carciofi medi in pentola a pressione così, una volta ben cotti, posso prenderne il cuore che poi amalgamerò con la besciamella in un tegame ampio, senza soffritto e condimenti inutili. Io ci metto solo un po’ di soia, peperoncino piccante in polvere quanto basta e al momento di servire abbondanti foglie di basilico fresco e una bella grattugiata di parmigiano o pecorino dolce».

Il contrasto tra amabile e pungente è fondamentale anche nel blues, così come l’alternanza tra brani ben ritmati e focosi e ballad struggenti e mielose. Ovviamente, il genere musicale che meglio si abbina ai “fusilli con cuore di carciofi” è «un bel blues allegro», prosegue Fabio.

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