«Le scosse di assestamento? Me le sento ancora addosso». Quella spedizione in Irpinia per consegnare le case prefabbricate e gli aiuti della Città di Busto Arsizio, nel ricordo del dottor Eugenio Vignati, che fu incaricato dal sindaco Borri di guidare la “colonna” di aiuti ai terremotati e che poi fu premiato con una benemerenza della Prefettura di Varese. «Fummo i primi del Varesotto ad arrivare sul posto, a Montoro Superiore».
Era il 1980, e il 23 novembre la terra tremò in Irpinia, uno dei sismi più gravi di sempre in Italia. Il ricordo di quell’esperienza è ancora «lucidissimo» in Eugenio Vignati, medico e manager sanitario, sinaghino. «Il sindaco Angelo Borri mi diede l’incarico di seguire la “colonna” bustocca che si era attivata in pochissimo tempo – il racconto di Vignati – erano partite due ambulanze con i volontari della Croce Rossa messe a disposizione dal presidente di allora, il professor Carlo Garavaglia. Ricordo che c’erano Mario Pellizzari e Benito Dainesi che erano amici di vecchia data, c’erano i vigili urbani, con il comandante di allora, Michele D’Agnese, c’erano anche i Vigili del Fuoco con due camionette, mentre il senatore Gian Pietro Rossi, con la sua esperienza romana, ci aiutava con i contatti.
Arrivammo in Irpinia, a Montoro Superiore in provincia di Avellino, con sei case prefabbricate, che avevano solo la necessita di una griglia metallica per essere appoggiate a terra». Per ricordare quel legame che unì le due città, nel quartiere di Borsano esiste una “via Montoro”, una traversa di viale Toscana.
L’organizzazione degli aiuti fu promossa dall’amministrazione provinciale e dalla Prefettura di Varese, con il coordinamento del professor Salvatore Furia. «Fummo i primi del Varesotto a raggiungere quella città – ricorda Eugenio Vignati – andammo velocissimamente, fu un viaggio memorabile, che ho ancora scolpito in maniera fortissima nella memoria. La colonna non si fermò nemmeno per un caffè. La sera stessa eravamo già sul posto e il giorno successivo subito al lavoro». Furono momenti drammatici, non solo per la devastazione ma anche perché lo sciame sismico era ancora attivo: «Pernottammo nell’asilo di Montoro e mentre mangiavamo ci furono ulteriori scosse di assestamento – racconta Vignati – le sento sempre addosso, sulla pelle, ancora oggi, quando capitano dei terremoti. Ricordo perfettamente la distruzione del Comune di Montoro, che aveva la balconata centrale sorretta da un’immensa aquila di cemento che era letteralmente crollata nelle porzioni laterali delle ali. Mentre eravamo in mensa nel salone dell’asilo, crollò anche l’ultimo pezzo di questa aquila».
Una vera emergenza, insomma: «Non te le puoi dimenticare – Vignati ha subito pensato a 36 anni fa quando ha saputo del terremoto in Centro Italia – sollevare i macigni o le travi per soccorrere le persone, un conto è averlo fatto materialmente e averlo vissuto sul luogo in prima persona, altro è averlo letto, sentito o visto alla televisione. Io l’ho fatto e dico che è un’esperienza traumatizzante, andare a rovistare nei frammenti di edifici sapendo che magari sotto c’è qualcuno intrappolato. Poi l’emergenza ce l’hai nel sangue. Io non riesco a girare la testa dall’altra parte, è un’inclinazione naturale, forse perché faccio il medico».
La generosità di Busto fu concreta ed efficace: «Le assegnazioni delle case furono completate in una giornata intera e furono subito occupate da alcune famiglie con i bambini, in una zona vicina al paese. Borri ci aveva dato dei soldi, mi sembra fossero 15 milioni di lire da consegnare direttamente al sindaco della città di Montoro Superiore. Partimmo a ridosso dell’evento, coordinati con l’amministrazione provinciale e la Prefettura. Poi arrivarono anche dei container di cibo raccolti dalla Croce Rossa con la collaborazione dell’Associazione Commercianti di Busto».
Un modello da seguire anche oggi: «Vedrei di buon occhio un incarico forte, con una precisa indicazione e una responsabilità, ad una persona al di fuori degli schemi istituzionali – il suggerimento di Eugenio Vignati – Borri mi assegnò quel ruolo perché ero medico, volontario della Croce Rossa e consigliere comunale. Anche oggi il sindaco Antonelli farebbe bene a coordinare le iniziative affidando questo incarico ad una personalità di spicco».