Il ritratto di Pietro Vavassori. L’uomo che odia le cose facili

Ecco chi sono gli uomini che arriveranno a far crescere questa società

«Ho sempre avuto il sogno di avere una mia società di calcio». Lo disse Pietro Vavassori quando salvò la Pro Patria cinque anni fa strappandola dalle mani dei Tesoro.

Quella voglia di avere una società tutta sua fece compiere a Vavassori la “pazzia” di prendere una Pro Patria strapagandola fra quanto versato ai Tesoro unitamente ai debiti accollati. Avrebbe potuto chiudere con il passato ripartendo con una società pulita dalla serie D, ma preferì fare uno sforzo economico per «non perdere un’annata» ed anche per confermare una promessa fatta alla moglie morente che lo aveva implorato con quel «prendila, Pietro».
È un personaggio Vavassori che vuole fare calcio per passione,

per quel senso di pienezza che solo il pallone sa trasmettere. Per la gioia di vedere un proprio ragazzo del vivaio raggiungere la vetta della prima squadra. Anche per vincere, ovvio. In primis però la costruzione di un progetto sportivo che a Busto si era visto, ma che una strana e tuttaltro che santa alleanza ha impedito che si compisse. Un personaggio, il titolare della ditta internazionale di trasporti Italsempione, alla ricerca delle condizioni ambientali che possano favorire la costruzione del suo progetto. Che credano nella sua idea di calcio. Un personaggio difficile da trovare a certe latitudini del calcio popolato da affaristi, borderline, oppure da personaggi che s’interessano alla società di calcio della città solo dopo aver ottenuto rassicuranti ritorni economici.
Un personaggio all’apparenza scorbutico o posseduto da una caratteraccio che allontana. Niente di questo per chi lo conosce. Di sicuro Vavassori è persona poco avvezza, se non del tutto, al compromesso. Non è un politico, insomma. Sicuro del proprio operato, certo della competenza dei suoi uomini, a Busto non si fece intimorire da chi gli spacciava consigli «altrimenti…». Avrebbe potuto ascoltare in considerazione della poca esperienza nel calcio a livello professionistico. Preferì fare leva su stesso e sulla sua struttura umana ed organizzativa.

Una scelta vincente con la conquista dei settantuno punti, sterilizzati dalle penalità di undici che impedì la promozione, arrivata l’anno dopo. Uno schema che potrebbe funzionare anche a Varese. C’è una squadra che ha stravinto il campionato di Eccellenza, una tifoseria che non ha perso un grammo d’entusiasmo dopo il disastro in serie B e un territorio che continua a manifestare la sua sensibilità verso i colori biancorossi. Un mosaico ideale nel quale possano incastonarsi le pietre di Vavassori. Tutto farebbe pensare ad una strada in discesa: tutt’altro. Ma Vavassori è uomo al quale piacciono le sfide. E forse la scelta del Franco Ossola ha proprio questo sapore.. Non una scelta per vivacchiare o rimandare la vittoria a tempi futuri. C’è da vincere subito in serie D. E questo per l’ex patron tigrotto è adrenalina pura.