A noi i buoni non piacciono. Non hanno il fascino del mistero, del proibito. Non hanno lo spirito combattivo che ci fa sognare, quello ce l’hanno solo i cattivi, quelli che da copione devono soccombere per far spazio al lieto fine scontato, ma che fino all’ultimo rantolo di vita ci provano a vincere: i duri a morire. Il Varese si è dimostrato cattivissimo due giorni fa, vincendo all’ultimo secondo, con un gol nato dalla rabbia di una partita che sembrava compromessa, contro l’Entella a Masnago: la Tana delle Tigri (i cattivi dell’Uomo Tigre). Perché non c’erano 1.419 spettatori paganti sugli spalti, c’erano solo tigri assetate di sangue: quello degli avversari.
La fine pioggia che bagnava il campo, il passaggio del turno di Tim Cup, la prima vera sfida dell’anno, la possibilità di andare all’Olimpico, l’espulsione di Corti, la miriade di falli fischiatici contro e i liguri che assediavano senza sosta la metà campo biancorossa: tutto questo ha contribuito al successo del Varese. Perché ogni tanto vincono i cattivi, quelli che non mollano un centimetro fino all’ultimo, quelli che ci mettono il cuore e l’anima, quelli che ruggiscono come una tigre ferita e infuriata per un gol vittoria nel finale. Il ruggito di Neto, del Varese, del Franco Ossola.
Ma non è finito qui, i nostri combattenti hanno ruggito anche su twitter: Lupoli, che in campo ha dimostrato un grande spirito di sacrificio, giocando fuori posizione e pressando come un pazzo, ha scritto su twitter: «Bella vittoria, di gruppo, sofferta ma per questo ancora più bella. Direi che ci siamo meritati l’Olimpico». Mentre Falcone ha postato una foto della partita con un semplice: «Grandi. Forza Varese!» (di forza ce ne servirà tanta per salvarci). Infine Borghese mostra tutta la sua soddisfazione con un «Grandi ragazzi, sempre uniti! Ora testa solo al campionato!».
Queste erano le voci delle nostre tigri biancorosse, e a chi ci volesse appuntare che le tigri non ruggiscono ma bruiscono, noi rispondiamo che probabilmente non eravate allo stadio l’altra sera.
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