Immanuel Casto sarà oggi al Crazy Comics di Varese, prima tappa dello Store Tour del cantante, per presentare Squillo ® Megere e Meretrici, quinto capitolo della popolare saga di giochi di carte. Il “Casto Divo”, come è soprannominato per la sua arte canora, e non solo (sta promuovendo un gioco sulla prostituzione), all’insegna dell’irriverenza, ha deciso di partire proprio da Varese nel suo lungo viaggio per l’Italia.
Ecco, mi cogliete subito in fallo. In La colpa è del mio manager. Jacopo Levantaci. Lui è di Varese, probabilmente il suo è stato campanilismo. Scherzi a parte, mi fa piacere iniziare con la vostra città perché quando venni l’anno scorso, per presentare The Pink Album avevo visto una grande partecipazione. Ci torno molto volentieri.
Questo mi fa piacere, perché il Pride è un’occasione importante. Sempre più città stanno mettendosi in movimento in questo campo sia al Sud che al Nord. Fa sempre piacere.
Dipende a che Sud si pensa. La Sicilia, ad esempio, può essere di mentalità molto aperta. Però conosco diverse persone che vengono dalla Calabria che mi dicono di vivere molto male l’omosessualità. Non fanno coming out, hanno paura di essere riconosciuti… Insomma, tra certe zone del Sud e del Nord la lotta è dura.
La prima trilogia era “standard” sul mondo del sesso, poi ho deciso di realizzarne una seconda che fosse “Time Travel”. Sono partito dall’Antica Grecia, con “Satiri e Baccanti”, perché è uno dei periodi storici che trovo più affascinante. Sono uno spirito dionisiaco. Ho scelto il Medioevo, con “Megere e Meretrici”, perché è l’epoca più rappresentativa per il mondo Fantasy. Il prossimo capitolo sarà ancora più nerd. Ambientato nel futuro, si chiamerà Squillo ® DeepSpace69.
Decisamente dionisiaco.
Parto sempre dai temi che voglio trattare. Penso a delle frasi efficaci, degli slogan. Il criterio è semplice: se quella frase sta bene su una maglietta allora sta bene in un ritornello. L’importante, per me, è che rappresenti qualcosa.
I due stanno in pari. Mi danno cose diverse. La carriera musicale è adrenalinica, ma altalenante. Creare giochi, invece, mi dà stabilità, si avvicina di più al tipo di equilibrio che vorrei avere. Non saprei rinunciare a nessuno dei due.
La figura del Casto Divo è un po’ ingombrante, ma non me ne lamento. So perfettamente che il successo e la popolarità sono legati al personaggio di Immanuel Casto. Certo, alcune volte è difficile far vedere Manuel, che è fondamentalmente un nerd ultra appassionato di giochi da tavolo di ogni genere.
Il nostro è un Paese di fortissimi paradossi. Basta pensare a Squillo. Il gioco ha ricevuto un’interrogazione parlamentare, ma è un grande successo commerciale. Io credo che si debba distinguere il sesso come immagine dal sesso come contenuto. Il primo, in Italia, è interamente sdoganato. Se invece parliamo di contenuto, di educazione sessuale, oggi se ne parla molto meno rispetto a quando ero io ragazzino. Siamo in una fase di recessione, a cui seguirà una nuova liberazione, ne sono certo.
Mi piacerebbe, uno spettacolo teatrale sarebbe stupendo, è tra i progetti che vorrei realizzare, ma per adesso mi manca il tempo.