Se entri nella ‘ndrangheta ti tocca «perdere la famiglia, col tempo non ti rimarrà più niente, non condividerai mai niente se non dispiaceri, disgrazie. Sarai sempre più solo. Dovrai sempre scappare, la tranquillità non ti apparterrà, dovrai guardarti sempre dal carcere o dalla morte perché questo è quello che attende un ‘ndranghetista. È un mondo duro. (…) Quando ero piccolo mio padre era in carcere e quando gli altri bambini andavano a scuola io un giorno a settimana andavo a trovarlo,
a fargli il cosiddetto colloquio con mia madre, ma da un certo periodo mia madre non riuscendo più a conciliare due cose il suo lavoro con i colloqui di mio padre e la cura nostra, mia e di mia sorella, decise di mandarci in Calabria dai nonni, così strappato dall’affetto dei più cari. Ricordo delle pene e sofferenze che passammo io e mia sorella perché non c’è cosa più importante per dei bambini dell’affetto della propria mamma e papà».
Antonino Belnome, il Soprano della Brianza, il capo della locale di ‘ndrangheta di Giussano, è l’ultimo pentito dei clan calabresi. Un pentimento maturato durante i mesi trascorsi in isolamento, in carcere. Mesi passati a scrivere le proprie «memorie», pubblicate quasi integralmente nel libro “Mafia padana”, che da domani sarà nelle librerie.
Scritto dal cronista della Provincia Paolo Moretti e dal giornalista dell’Ansa Francesco De Filippo e pubblicato da EditoriRiuniti, “Mafia padana, le infiltrazioni criminali in Nord Italia” è uno spaccato aggiornato della diffusione dei clan malavitosi nelle regioni settentrionali, Lombardia in particolare. Una raccolta di storie emblematiche, tratte dagli ultimi atti d’inchiesta che hanno decapitato i tentacoli della ‘ndrangheta in Brianza e danno uno spaccato preoccupante dell’infiltrazione della malavita organizzata nei tessuti economici e sociali, una volta sani, del Nord.
«In fisica come in psicanalisi e come in sociologia – analizzano gli autori – i fenomeni non sono mai isolati. Bisogna pensare in termini di causa ed effetto. Quella causa ed effetto in base alla quale se la ‘ndrangheta permea il Settentrione, altera i mercati, piega le regole, contamina gli spiriti, è perché non trova sufficienti resistenze».
Non a caso la copertina del libro è chiara nel “dedicare” il libero a «quanti ancora pensano che la criminalità organizzata riguardi solo» il Meridione.
s.bartolini
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