VARESE (m. cast.) Varesini in Canton Ticino a cercar lavoro anche negli uffici pubblici: nei Comuni, è possibile il reclutamento di stranieri in servizi in cui il dipendente non rappresenti l’amministrazione, né il cittadino. Non è necessaria la cittadinanza svizzera, per esempio, per prestare la propria opera come giardiniere, mentre in cancelleria comunale è impossibile che trovi posto chi non ha il passaporto rossocrociato.
Ma un italiano di 22 anni, studente di Economia all’Insubria, ha pensato di chiedere lavoro al Comune di Chiasso e ne ha riportato un’esperienza che vorrebbe far conoscere. «Ho il permesso di lavoro per stranieri – premette – mi sono messo in azione per trovare un’occupazione part time in terra svizzera, obiettivamente vantaggiosa perché più remunerativa». Di ritorno da un’esperienza in Germania, che definisce «stupenda», animatore in una piscina, è venuto a conoscenza dell’apertura della piscina comunale coperta a Chiasso.
«Ho pensato che la mia passata esperienza in tali ambienti – continua – potesse giustamente facilitarmi a far domanda di lavoro presso l’ufficio comunale». Si è recato all’ufficio tecnico di Chiasso:«C’è stata una finta educazione nei miei confronti: alla mia richiesta di lavoro, la prima risposta, molto sgradevole, è stata: No, mi dispiace, ma noi di Italiani non ne prendiamo. E comunque, sono sicura che non ci sarà posto. Ovviamente, dopo tale affermazione, la signora ha tentato di correggere il tiro affermando che ormai tutti i posti disponibili erano completi».
Finta educazione? Risponde il segretario comunale:«Bisogna verificare come sono andate le cose, con chi ha parlato il giovane studente e come è stata rivolta la richiesta». Perché gli italiani no? «Nessuno esclude gli italiani – afferma – Ma chiunque può essere escluso se non c’è posto. In ogni caso, i posti sono assegnati per concorso e nel bando sono indicati i requisiti che i candidati devono possedere». Ma il futuro economista aggiunge una serie di riflessioni:«Dentro di me, sono rimasto sconcertato – sostiene- perché ho percepito una spontanea repulsione per il semplice fatto di essere cittadino italiano. Credo che trattare in questo modo un individuo, solo per il fatto che non ha passaporto svizzero sia ingiusto e scorretto: in ogni ambito e Nazione bisognerebbe visionare prima di tutto la professionalità e la cortesia della persona». Non sta forse prendendosela troppo? «Pochi mesi fa – risponde – è stata marchiata di puro razzismo un’importante azienda italiana con sede a Stabio, Canton Ticino, perché dava una via preferenziale a professionisti italiani. Non giustifico l’azienda. Ma come i giornali svizzeri hanno colorito l’accaduto, tanto da costringere la direzione a chiedere scusa, vorrei che fosse noto quanto è accaduto a me».
e.marletta
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