Nel calcio si trovano tanti amici. Ma di amici veri, di “amiconi” diciamo, molti meno. Due, forse tre. E Paolo, per me, è uno di quelli. Quando, ieri notte, mi è arrivato un messaggio dal suo cellulare ho sperato in una bella notizia: purtroppo, invece, non è stato così. A Varese abbiamo vissuto dei momenti bellissimi, indimenticabili. Sempre sorridente, con la sua battuta romana sempre pronta, trovava sempre il modo giusto per scherzare con i compagni e, poi, con i ragazzi che abbiamo allenato insieme. Momenti bellissimi, proprio come quelli che abbiamo vissuto insieme durante l’esperienza in serie A in Albania, al Flamurtari Valona. Guardavamo le partite, studiavamo gli avversari: lui era un artista in questo, soprattutto per le situazioni da gioco da fermo. I suoi consigli erano sempre preziosi. Credevo in lui e lui in me, come allenatore e come
amico. Era legatissimo alla sua famiglia e a metà stagione tornò a casa: capivo cosa provava, avendo avuto anche io diverse esperienze lontano dalla mia famiglia. Quell’esperienza rese ancora più forte la nostra amicizia. Mi mancherà incontrarci in centro Varese, a scambiarci le nostre battute, con tutte le persone intorno che si divertivano insieme a noi. Abbiamo vissuto tantissime emozioni, dall’inizio fino in fondo, come quando sono stato a trovarti in questi mesi difficili e mi hai sempre accolto con una delle tue battute sincere. Io non volevo disturbarti, e tu mi sgridavi: «Se non ti chiamo io…». Fino all’ultimo hai dimostrato l’amico e la meravigliosa persona che sei. Mi mancherà trovarci sotto i portici, mi mancherà il tuo sorriso, la tua battuta pronta, la tua sincerità. Ma né io, né nessuno delle persone che ti hanno conosciuto, ti dimenticherà mai.