Il Varese è vivo, “Live is Life” è il suo inno. E un raccattapalle palleggia alla Dieguito

Al rigore decisivo gli altoparlanti sparano la musica degli Opus, e la festa comincia. Presente anche il rettore dell’Insubria, che partecipa al terzo tempo

Uno dei video amatoriali più riusciti della storia del calcio si trova ancora su Youtube. Per vederlo basta immettere all’interno della stringa di ricerca il titolo «Maradona balla Live is Life» o anche le parole «il riscaldamento più famoso del mondo». Il filmato emoziona e risale a mercoledì 19 aprile 1989, giorno della semifinale di ritorno di Coppa Uefa tra il Bayern Monaco e il Napoli. Almeno quattromila tifosi erano partiti direttamente da Napoli ma altre migliaia di immigrati residenti in Germania occupavano i posti dello stadio per una serata che per loro sarà indimenticabile, da raccontare a figli e nipoti.

è in forma strepitosa e si fa vedere su di giri già nel riscaldamento ma il fuoriclasse argentino entra in trans appena gli altoparlanti dello stadio iniziano a suonare Live is Life degli Opus. El Pibe de Oro, con le scarpette slacciate, inizia un vero e proprio balletto, palleggiando e coccolando il pallone, tenendolo incollato ai piedi e alla testa, cullandolo come un figlio da cui non ci si può mai staccare per il troppo amore. È solo il preludio di quello che Maradona farà vedere poco più tardi in campo, sfornando due assist al bacio per la doppietta di Careca e il 2-2 del Napoli (già vittorioso all’andata), che in questo modo conquisterà la finale della Coppa Uefa, vinta poi contro lo Stoccarda in cui brillavano campioni come e . Che cosa centra questo ricordo di Maradona con il Varese? Intanto ieri anche dagli altoparlanti del Franco Ossola uscivano le note trascinanti della canzone degli Opus, scelta non a caso per sottolineare ogni gol di questa stagione dei biancorossi. Ieri è stata suonata una sola volta dopo il calcio di rigore di che ha firmato l’1-0 finale. Ma ha fatto venire la pelle d’oca. Se Live is Life fa gioco a – il presidente che ha rimesso in piedi il club dopo la tragicomica fine della vecchia società – e al suo Life Group – marchio che spicca sulle maglie biancorosse – è vero che nessuna canzone è più evocativa di questa. «La vita del Varese è viva» e questo è un miracolo immenso perché il rischio di perdere il calcio è stato enorme fino alla fine di luglio.

Ma chi si sente scorrere nelle vene i colori biancorossi, non può che sorridere e fare festa. La città ha ancora una squadra di pallone e soprattutto un pubblico emozionato ed entusiasta. Ci ha fatto tenerezza una bimba che indossava una maglia del Varese con stampato sulle spalle il nome di Ebagua, l’attaccante più prolifico della storia biancorossa. E allo stesso modo ci ha riempito il cuore vedere, alla fine della gara, due nonne salire in macchina assieme, felici e sorridenti, coi cuscinetti da stadio al posto delle loro borsette. Al Franco Ossola c’era ieri anche l’intellighenzia varesina e il rettore dell’Università dell’Insubria, , non ha avuto la puzza sotto al naso, fermandosi a brindare al Terzo Tempo, insieme alla base ruspante del Varese. Un popolo di cuori innamorati dei ragazzi di . E l’amore vero è anche saper tirare le orecchie a chi si ama, per pungolarlo e spronarlo a fare meglio. È successo quando, dopo un erroraccio sotto porta, qualcuno dalla tribuna ha gridato spazientito a un attaccante: «Ma tu puoi fare solo il raccattapalle». Ebbene, proprio in quel momento, un raccattapalle stava palleggiando con la palla incollata al sinistro, sfoderando talento da vendere. E se il nuovo Diego Armando Maradona fosse proprio lui? Non si sa mai. Ma intanto godiamoci gli Opus e ubriachiamoci con Live is Life: il Varese è vivo. Più vivo di sempre.