VARESE Tre schiaffi in pieno volto: forse inattesi, di sicuro dolorosi, forse utili. Il giorno dopo Varese-Verona sembra non passi mai, con la mente presa a ripensare a quella partita e a quella superiorità totale dimostrata da un Verona che non ha fatto nulla di trascendentale.
E allora è lecito incazzarsi un po’: per un Varese che è sceso in campo così preoccupato dall’idea di doversi difendere, che alla fine si è dimenticato di essere se stesso. «C’è grande rammarico – conferma il ds Mauro Milanese – per non aver giocato quella partita come avremmo voluto e dovuto: con più grinta, con più personalità, con più aggressività. Vero che di fronte avevamo il Verona, una squadra che probabilmente alla fine vincerà il campionato con dieci punti di distacco sulla seconda. Però è altrettanto vero che non sempre vince la più forte: altrimenti farei tredici al Totocalcio tutti i lunedì».
La sensazione è che sia mancato il Varese, al di là dell’avversario: «La cosa che mette rabbia – continua Milanese – è che abbiamo giocato esattamente la partita che volevano loro: prego, accomodatevi, fate pure. Novanta minuti ai loro ritmi, a sfidarli sul campo del fraseggio e del palleggio dove sono imbattibili: hanno vinto senza fatica».
Anche perché il film della partita racconta di tre gol regalati: «Bressan alla fine aveva i guanti puliti: due volte hanno segnato con l’uomo solo davanti al portiere, una volta con un tiro da lontanissimo che ci ha sorpreso. Abbiamo fatto tre errori madornali, e li abbiamo pagati tutti con gli interessi. Non voglio togliere nulla al Verona, ma credo che abbia fatto tutto il Varese: due palleggi sbagliati, una distrazione, e la partita è andata».
Eppure, l’ingresso di Ebagua ha cambiato le carte in tavola: lui ha iniziato ad alzare il volume dell’intensità già dalla panchina con il suo cinema contro Mandorlini, lui ha provato a girare la partita.
«In quei venti minuti si è visto il Varese che avrei voluto vedere per tutta la partita: abbiamo fatto casino, creato occasioni, siamo stati pericolosi. Avremmo dovuto fare così fin dal primo minuto. E in quei venti minuti è subentrata anche un pizzico di sfortuna: se Rafael non avesse fatto tre miracoli, avremmo riaperto la partita».
Vero: però Momentè ed Eusepi, là davanti, era come se non ci fossero. «Bisogna essere onesti, però: non mi sembra che abbiano ricevuto tutti quei palloni giocabili, e non potevano inventare nulla. Hanno lottato, hanno fatto un po’ di sano lavoro sporco per la squadra, ci hanno provato. Non farei un discorso di singoli: ha sbagliato la squadra, che è scesa in campo con l’atteggiamento sbagliato ed è stata terribilmente ingenua: ma questa non è una novità, purtroppo».
E sull’ingenuità del Varese, Milanese alza un po’ la voce: l’argomento gli sta a cuore. «Gli altri ci prendono a cazzotti, testate e gomitate: e si beccano al massimo un cartellino giallo. Cosa che a noi succede al primo intervento un po’ più duro del normale. Non va bene, e dobbiamo imparare a essere più sgamati, a farci rispettare: il portiere del Lanciano ha dato un pugno in testa a Neto e ha preso il giallo, martedì sera Juanito ha dato una testata a Grillo e ha preso il giallo».
C’è, però, un vincitore della sfida con il Verona: «Il pubblico è stato semplicemente strepitoso, soprattutto i ragazzi della curva: ci ha sostenuto fino alla fine nonostante il risultato, e l’applauso finale è stato da brividi. C’è un legame fortissimo, indissolubile, speciale: qualcosa di unico che lega la squadra ai suoi tifosi, qualcosa che non si deve mai spezzare. Sono stato felice che alla fine i ragazzi siano andati sotto la curva, se non l’avessero fatto loro ce li avrei mandati io».
Francesco Caielli
a.confalonieri
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