«Io sono con lei, sono vicino a lei». Piange, Costantino Iametti, il vicesindaco di Cardano al Campo, ferito con Laura Prati all’inizio di luglio dall’ex vigile Giuseppe Pegoraro.
Lui, Costantino, è tornato a casa la scorsa settimana dall’ospedale.
Ancora debole. Sofferente. Nel fisico e nell’anima. In quell’anima che ieri è stata ancora colpita, quando gli hanno dato la notizia della morte della sindaca. «È una grande perdita. Per Cardano e anche per l’Italia».
Parla per Laura, per quella giovane donna di cui ha sempre parlato con l’affetto di un padre, alla quale è stato vicino in questo impegno amministrativo. E in quelle poche parole, pronunciate a fatica e solo perché, si capisce, vuole che si parli di Laura, di quello che ha fatto, di ciò che è stata, in quel pianto c’è il cuore grande di un uomo di 78 anni ferito un’altra volta con una violenza inaudita
Laura, «la ragazza intelligente, fine, libera», come l’aveva definita solo pochi giorni fa, parlando con noi, Costantino Iametti.
Laura e i suoi occhi che parlavano. Laura e il suo sorriso che esprimeva i suoi stati d’animo. «Quel meraviglioso sorriso che sarà il mio riferimento», non nasconde la senatrice Pd Erica D’Adda. Che Laura Prati la conosceva bene. Sono amiche. Erica D’Adda è facente funzione di segretario al circolo Pd di Cardano al Campo, ha seguito anche tutta la campagna elettorale e le precedenti primarie del centrosinistra che hanno poi portato alla vittoria di Laura Prati come sindaca.
«Per me – prosegue la D’Adda, anche lei con la voce incrinata dal pianto – la caratteristica di Laura era proprio quel tipico sorriso che esprimeva i suoi sentimenti».
La gentilezza, l’ironia. Anche la tensione. Un sorriso che esprimeva tutto e che «voglio portare con me. Così come voglio fare qualcosa di concreto per dare un senso a questa storia assurda, non voglio che ciò che Laura ha fatto e ciò che Laura è vada perduto».
Perché, conclude la senatrice, «ricordare Laura è ricordare una donna vera. Una persona che è un modello a cui guardare. Non permetterò che sia passata fra noi invano».
Donna impegnata in tante battaglie di civiltà. Valida amministratrice. Madre e moglie affettuosa.
E, per usare le parole della stessa D’Adda e della deputata Pd Maria Chiara Gadda, «una cara amica che ci mancherà per sempre». Portata via da una «morte assurda e ingiusta. Laura è morta – proseguono le due esponenti Pd varesine – perché ha fatto il suo dovere: la sua vita era l’impegno per la sua comunità, una testimonianza che conserveremo per sempre nel nostro cuore».
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