Chiede scusa a tutti per quello che ha fatto, ma non si pente, anzi. E’ sempre convinto di essersi vendicato dei torti subiti. Domani mattina, alle 10, Giuseppe Pegoraro verrà interrogato in carcere dal gip Luca Labianca. Sarà lui a decidere se lo “sceriffo” di Cardano debba rimanere in carcere. Per ora Pegoraro è piantonato in infermeria. Il sostituto procuratore Nadia Calcaterra gli ha chiesto di comportarsi bene e lui l’ha rassicurata.
«Stia tranquilla, glielo prometto». Nessun rischio di suicidio, almeno stando a quanto detto dall’uomo nel corso del primo interrogatorio. «Non avevo intenzione di suicidarmi. Sono cristiano e cattolico». A breve il pm chiederà una perizia psichiatrica sull’uomo che, martedì mattina, è entrato armato di tutto punto nel palazzo del Comune di Cardano al Campo e ha fatto fuoco sul sindaco Laura Prati e sul vicesindaco Costantino Iametti. Gli avvocati Gianluca Fontana e Gianluigi Ceriotti, che difendono il “Peg”, attendono di poter leggere i capi d’imputazione prima di rilasciare qualsiasi dichiarazione. Per il momento, però, non hanno intenzione di chiedere una perizia psichiatrica di parte. Prematuro anche pensare ad eventuali riti alternativi. Bisognerà prima attendere l’interrogatorio di garanzia di domani mattina. Facile immaginare, però, che il proseguimento della vicenda, dal punto di vista giudiziario, verterà sulla capacità d’intendere e di volere dell’uomo al momento dei fatti. Interrogato dal pm Pegoraro ha espressamente detto di essere lucido e padrone di sé. Bisognerà anche cercare di capire quanto gli altri obiettivi inseriti nella lettera trovata nella casa dell’uomo, il giudice Toni Adet Novik, la giornalista della Prealpina e la Guardia di Finanza, fossero veramente in pericolo. Oppure se l’uomo avesse sfogato sulla carta la propria rabbia senza voler veramente mettere in pratica quei desideri di vendetta.
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