Ilaria va in panchina con il pancione. «Promozione tra 6 partite e ci sarò»

Biancorossa purosangue, medico della prima squadra e in dolce attesa. Anche il piccolo diventerà un super tifoso: si fa sentire esultare quando Carminetor segna

Lercara e Piccinotti hanno risolto i loro acciacchi e ieri hanno giocato la partitella alle Bustecche, dove oggi (ore 15) arriva un giovane (del 1998) in prova.
A Varesello si respira aria di primavera e con un gennaio così mite è uno spasso andare a vedere la squadra di Giuliano Melosi che si allena. Lo sa bene Ilaria Morandi, tifosa Doc nel vero senso della parola e non solo per la «denominazione d’origine controllata» di biancorossa purosangue, ma anche perché fa il medico della prima squadra, pur avendo il pancione.

In effetti sono all’ottavo mese: aspetto un maschietto. A Melosi e ai suoi ragazzi ho incominciato a rivolgere questo invito: «Mi raccomando, alla festa promozione io non posso mancare per cui dovete centrare il salto di categoria o prima che partorisca o subito dopo». Fra sei partite non sarebbe male.

Non posso dirlo perché ho promesso a mio marito di tenere il riserbo. Vi confesso che scherzosamente lo stiamo chiamando Carmine, in onore di Marrazzo. Con il bomber c’è anche un rituale: tutte le volte che manda un bacio al pancione, poi segna e il mio piccolo si fa sentire a esultare mentre io sono seduta in tribuna.

Certo. Io avevo perso entusiasmo nell’era Rosati, quando facevo il medico della formazione Primavera e poi me ne sono andata con parecchie perplessità. Ma appena, l’estate scorsa, il nuovo presidente Gabriele Ciavarrella mi ha contattato per chiedermi di tornare ho detto subito di sì, nonostante la gravidanza: in un ambiente maschile una donna incinta poteva creare qualche perplessità. Io non ci ho pensato e sono contenta di aver ritrovato quella famiglia che si era persa per strada e di poter respirare quell’aria nuova di cui si sentiva il bisogno. La categoria è l’ultima cosa…

Certo, e sono strafelice di poter assaporare un grande clima anche fuori casa. Non so perché ma la trasferta di Vigevano mi ha fatto tornare in mente quella vinta nel 2005 ad Orbassano, in Serie D.

È stata la trasferta più bella emotivamente e il gol dell’1-1 firmato da Bernardini, arrivato allo scadere, dopo tanta sofferenza, resta un’emozione unica: ce l’ho chiusa nel cuore.

A quella di Benevento, nella semifinale di andata dei playoff per la B: lo zoccolo duro biancorosso in uno stadio bollente. Ma ci sono altri viaggi unici.

Da Alessandria, con la mitragliatrice di Crocetti per festeggiare l’1-1. Oggi tutti sono felici per la semifinale di Coppa dell’Alessandria con il Milan. Io faccio fatica a esserlo e avrei tanto da dire su quello stadio.

A Genova per l’1-0 storico di Damonte alla Samp, il giorno della Befana del 2012. E a Verona nello stesso anno, prima del tripudio playoff. Avevamo perso 3-0 e non dimenticherò mai che abbiamo cantato, negli ultimi cinque minuti, ininterrottamente, al nostro Varese una canzone d’amore: «Mai ti lascerò». Ho un unico rammarico.

Non essere potuta venire a Novara per il 2-0 nel playout deciso dalla doppietta di Pavoletti. Quella sera dovevo prendere il consenso per il matrimonio ma poi mi sono fiondata davanti alla tv per gridare «forza Varese» pazza di gioia.n F.Bru.