«Imitiamo il Poz e rialziamoci»

Vincenzino Esposito, vice coach di Caserta e grande nemico di Varese: «Ve ne segnai 38 con la Fortitudo. Favolosa la coppa Italia vinta nell’88 contro Isaac. Voi siete già usciti dalla crisi, domenica tocca a noi»

Dalle sfide storiche, a cavallo fra gli anni ’80 e gli anni ’90, al delicatissimo match di domenica alle 18.15 al PalaMaggiò, attesissimo malgrado non ci siano in palio gloriosi traguardi. Vincenzo Esposito è il personaggio ideale per tracciare il quadro di cosa sia stata e cosa sia invece oggi la sfida fra Caserta e Varese: campione e simbolo di quella squadra che nel 1991 seppe conquistare lo scudetto, oggi l’ex Toronto Raptors è allenatore in seconda della Pasta Reggia, formazione che ancora insegue il suo primo successo in questo campionato.

«Personalmente sono legato a due match in particolare giocati contro Varese – racconta Esposito – Il primo è ovviamente la grande finale di Coppa Italia del 23 marzo 1988, che ci vide conquistare il trofeo, mentre il secondo riguarda invece i miei anni in maglia Fortitudo, con quei 38 punti realizzati al PalaDozza in un solo tempo». Successi, personali e di squadra, di cui la Caserta di oggi avrebbe enorme bisogno per uscire dalla serie nerissima di 10 sconfitte consecutive in altrettante giornate, che è già costata il cambio in panchina, un mese fa, fra l’uscente Molin e il nuovo tecnico Markovski. «Ma ci stiamo avvicinando bene allo scontro di domenica con Varese – racconta “El Diablo” – Veniamo da tre settimane di duro lavoro in allenamento e di buone prestazioni rovinate poi purtroppo da qualche finale di partita sciagurato». Ecco perché Caserta, squadra che può vantare in roster l’attuale capocannoniere del campionato, Sam Young, si sta concentrando su se stessa, per capire i propri errori e di conseguenza risolverli. «Più che preoccuparci degli avversari dobbiamo innanzitutto sistemare le nostre cose e imparare a gestire possessi importanti – analizza Esposito – La nostra, a livello di singoli, è una buona squadra, capace di migliorarsi di settimana in settimana: ci manca la vittoria e dobbiamo riuscire a portarla a casa quando il pallone scotta».

Vincere come prima medicina: è ciò che predicava anche Pozzecco nel periodo difficile vissuto dalla sua Openjobmetis. «Varese è una squadra che si è rinnovata totalmente nella guida tecnica e nei giocatori, per cui è fisiologico che abbia bisogno di tempo per metabolizzare il tutto – analizza l’avversario di domenica sera – È essenziale, quando capitano i momenti bui, riuscire a fare in modo che queste strisce negative non si allunghino più del dovuto, altrimenti subentrano sfiducia e pessimismo. I biancorossi sono riusciti a rialzarsi e a uscirne: ora tocca a noi».

Il Poz è al suo primo anno da capoallenatore in serie A, Esposito invece il suo debutto nel massimo campionato lo sta affrontando da vice. «Quella di affidarsi a grandi ex è una tendenza che sta prendendo piede e, anche se non è garanzia di successo, è comunque un qualcosa in grado di portare a ogni squadra un contributo fatto di esperienza e grande conoscenza della pallacanestro, oltre ad altri fattori come fascino e ritorno d’immagine» afferma “Vincenzino”.

Tutta roba buona, visto anche il momento complicato che sta vivendo il nostro basket. «L’imprevedibilità dei risultati è sintomo di un abbassamento generalizzato del livello – sottolinea Esposito – I giocatori di primissimo piano non vengono più in Italia e nemmeno una grande come Milano può oggi garantirsi un intero quintetto di star: si cerca di compensare il tasso tecnico inferiore con l’atletismo». Come fare allora per invertire subito la tendenza? «Forse bisognerebbe rivedere i regolamenti: meno norme ma più stringenti, su tutto, dal gioco agli stranieri. Oggi invece c’è solo tanta confusione».