Imprenditore scomparso Spunta una nuova pista

VEDDASCA Aurelio Giorgini, l’imprenditore milanese residente a Piazzogna in Canton Ticino e scomparso dalla Val Veddasca lo scorso 23 marzo potrebbe essere finito con la sua auto nel Lago Maggiore. A rilanciare l’ipotesi è stato, nelle scorse ore, il quotidiano “Il Giornale”, citando fonti investigative. Del resto la polizia proprio dal punto di vista delle indagini ha fatto tutto quello che si poteva fare, senza riuscire però a risolvere l’enigma della sparizione. Così il caso dell’imprenditore

milanese, che dovrebbe compiere 62 anni il 9 luglio,  svanito nel nulla insieme alla sua Smart grigia, potrebbe essere il risultato di una semplice e crudele fatalità. Gli investigatori della squadra mobile di Milano che seguono il caso propendono ormai per questa pista. E stando a “Il Giornale” non passerà molto tempo prima che anche il pubblico ministero che ha in mano il fascicolo, Angelo Renna, derubrichi la vicenda da sequestro di persona (l’attuale ipotesi di reato) ad semplice sparizione. La nuova teoria, infatti, sarebbe quella di un incidente che avrebbe fatto finire la vettura e l’imprenditore nelle acque profonde del Verbano. Senza che poi siano rimasti segni dell’uscita di strada. Circostanza possibile, sempre secondo le fonti citate dal quotidiano milanese, «proprio per le ridotte dimensioni dell’automobile». Questo potrebbe spiegare anche gli esiti nulle delle ricerche che dalla data della scomparsa dell’uomo, segnalata dai familiari alla Questura di Milano, hanno visto in campo decine di uomini: vigili del fuoco, polizia, carabinieri, corpo forestale dello Stato. Personale che setacciato la Val Veddasca e la statale 394 che porta al confine elvetico oltre il quale, a Piazzogna, viveva l’imprenditore. Sembra tramontare così l’ipotesi di un sequestro a scopo di estorsione o vendetta: troppo lungo il silenzio, praticamente assenti le tracce. Per ora però manca ogni tipo di certezza. E se veramente l’auto fosse finita nel Maggiore non sarebbe facile ottenerne. «Accade molto spesso che le acque del lago non restituiscano più nulla – spiegano inquirenti e personale delle ricerche -. È un luogo comune pensare che, prima o poi, le auto finite nel lago tornino a galla. Ma non è così».

b.melazzini

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