C’è chi ha visto tutto e si è nascosto dietro al bancone, chi ha sentito i colpi e pensava fossero petardi. E chi, dopo la sparatoria, si è ritrovato l’auto crivellata di proiettili.
È stato un pomeriggio di ordinaria follia quello di ieri a Gallarate. «Me ne sono accorta perché ho visto qualcuno rotolare dalle scale», il racconto della titolare del bar che si trova di fronte al Tribunale, giusto dall’altra parte di viale Milano.
A cadere dalla scalinata è stato uno degli agenti della Polizia penitenziaria che stavano scortando Domenico Cutrì, l’uomo poi evaso, in aula. «Ho visto una colluttazione», prosegue la barista, «gli uomini sono scappati in direzione di via Galvaligi. Ed ho sentito degli spari. Forse una ventina».Qui si interrompe la testimonianza visto che la donna, quando ha sentito i colpi di pistola, comprensibilmente terrorizzata si è sdraiata dietro al bancone, così come ha fatto l’unico avventore presente all’interno del locale al momento della sparatoria.
A portare la notizia in un altro bar, sotto i portici di viale Milano, è stato un cliente entrato correndo a perdifiato. «È arrivato un ragazzo, si è rifugiato da noi dicendo che aveva visto gente sparare. Noi abbiamo chiuso la porta, pensavamo che stessero cercando lui», dice la giovane titolare.
«È stato uno spavento anche per noi: abbiamo visto i carabinieri, un’ambulanza ed un’automedica. Dicono che la macchina dei malviventi sia scappata in direzione di Busto Arsizio». Nel giro di poche decine di minuti si è diffuso anche il racconto della dinamica degli eventi: «Dicono che hanno tentato di far evadere una persona».Prima di salire in auto, il commando ha imboccato via Galvaligi, una strada parallela a viale Milano. Qui c’è stato il conflitto al fuoco costato la vita ad Antonino Cutrì, fratello dell’evaso. Ma anche qualche danno alle automobili dei dipendenti di una vicina concessionaria Volkswagen.
«Sembravano dei petardi, io ero al telefono e il mio collega mi ha urlato di chiamare il 113», racconta uno dei venditori, «io mi sono abbassato e mi sono allontanato dalle vetrate. Sembrava di sentire una mitraglietta, ma non so dire altro». Due le auto colpite dai proiettili: una ha un foro sulla fiancata, l’altra sul lunotto posteriore e su un cristallo laterale. C’è anche chi, quando le pistole hanno iniziato a sparare, era tranquillamente fermo al semaforo.
«Come ha sentito i colpi è partito sgommando ed è corso fino viale Milano», spiega un commerciante, nel cui negozio il giovane è entrato subito dopo aver parcheggiato, in evidente stato di choc. «Al momento degli spari c’era una cliente, mi ha chiesto terrorizzata se fossero petardi. Mai più pensi che possa trattarsi di colpi di pistola». Ieri pomeriggio, però, la realtà ha superato la fantasia.
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