VARESE La tragedia del Campo dei Fiori si colora di giallo. Un troncone del cavo che univa l’aliante all’aereo-traino che si schiantò al suolo sembrava essere stato tagliato di netto, e non invece strappato come sarebbe stato ragionevole attendersi.
Lo ha rivelato ieri in aula l’ingegner Barbara Marzi, il perito dell’Agenzia per la sicurezza sul volo chiamata a far luce sull’incidente che il 17 marzo 2007 causò la morte del 52enne gallaratese Francesco Tamborini.
Poco prima del dramma, il cavo si spezzò in tre parti. Una venne rinvenuta attaccata al gancio dell’aereo distrutto; un’altra venne recuperata agganciata all’aliante guidato dal saronnese Valerio Fusetti, a giudizio per l’accusa di aver provocato il disastro (è difeso dagli avvocati Fausto Moscatelli e Franco De Servi). La terza, invece, venne ritrovata mollemente adagiata sugli alberi, a breve distanza dal velivolo.
Ed è stato proprio un’estremità di questa sezione di cavo a destare l’interesse del perito: a suo avviso, appariva tranciata in maniera curiosamente netta, quasi fosse stata sezionata, per usare le sue parole, con un taglierino.
Un sabotaggio? Un tentativo di inquinare le prove da parte di qualcuno? Ipotesi suggestive che però finora non hanno avuto riscontri.
L’Agenzia per la sicurezza del volo non ritiene affatto chiuso il caso. La Marzi ha fatto sapere che le indagini proseguono per capire quale fosse la portata massima della corda che collegava i velivoli. La casa costruttrice dell’aereo raccomanda quella da 650 chili: quella utilizzata per il volo fatale oscillava tra gli 800 e i 900 chili. E ciò potrebbe aver ostacolato le operazioni di sgancio.
La Marzi intende anche verificare la funzionalità della leva di sgancio dell’aliante. Dalle prime risultanze, sembrerebbe che per azionarla e per portarla a fine corsa fosse necessaria una forza sproporzionata e assolutamente incongrua per quel tipo di meccanismo. Era danneggiata? È un altro dei quesiti a cui dovrà dare una risposta la giuria.
e.marletta
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