Milano, 5 ago. (Apcom) – “Si sbrighino a darci delle risposte, perchè senza queste noi resisteremo a oltranza”: è quanto ha affermato nel corso di una telefonata con i cronisti il delegato della Fiom Roberto Giudice che da quasi 25 ore è abbarbicato a oltre dieci metri di altezza con quattro operai della Innse Presse di Milano su un carro ponte in un capannone della fabbrica. “Le proposte che
avevamo da fare a Silvano Genta le abbiamo fatte subito dopo i licenziamenti e ora ribadiamo che le macchine non escono di qua”, spiega Giudice in risposta al silenzio dell’imprenditore proprietario della Innse, e confermando la richiesta di sospendere immediatamente i lavori di smontaggio dei macchinari, di togliere il presidio delle forze dell’ordine e di aprire un tavolo per una soluzione industriale alla fabbrica in via di liquidazione.
“Siamo consapevoli del nostro gesto e delle sue conseguenze, il morale è buono e non c’è stato alcun problema ma non è la normalità stare su un carro ponte”, continua il delegato sindacale scherzando sul fatto che “non è certo il luogo più confortevole del mondo” e aggiungendo di aver ricevuto insieme con i suoi compagni la visita del questore di Milano Vincenzo Indolfi “venuto a perlustrare l’area e a sincerarsi di persona delle nostre condizioni”.
Dopo il blitz dei cinque effettuato intorno alle 11.30 di ieri, i lavori di smantellamento dei giganteschi macchinari della fabbrica sono di fatto fermi.
Alp
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