«Inseguo il salto nella terra dei canguri. Ma quanto mi manca la famiglia…»

Il nostro Gabriele Galassi intervista Giovanni Franceschini, un quasi trentenne che vive da 4 anni a Sidney

Tra le mete più sognate dai giovani ragazzi italiani che cercano fortuna lavorativa all’estero c’è sicuramente l’Australia. Proprio nella città simbolo della terra dei canguri, Sidney, vive da quattro anni , 30 anni il 30 gennaio: laureato in economia all’Insubria (triennale) e alla Liuc (specialistica), dieci giorni dopo aver discusso la tesi di specialità è partito per una vacanza… esplorativa. E, praticamente, non è più tornato.

Appena laureato sono partito in vacanza per vedere la situazione. I soldi sono però finiti abbastanza presto; volevo viaggiare ancora e per questo ho cercato, e trovato subito, un lavoro.

Ho trovato un lavoro in hospitality, il comparto lavorativo che riguarda alberghi, ristoranti, bar: facevo i caffé. Dopo 4 mesi la società per cui lavoravo, la City Extra, catena australiana di ristoranti di medie-grandi dimensioni, mi ha sponsorizzato come manager: gestione del locale e delle risorse umane.

È un contratto che permette di rimanere in Australia dai 2 ai 4 anni per lavorare. L’aspetto più importante è che dà accesso all’ “Australian Permanent Residency”, la residenza australiana: di fatto, l’anticamera per diventare cittadino australiano. Tra un anno potrò richiedere il passaporto.

Insieme a tre ragazzi inglesi, uno di Cardiff, uno di Manchester e uno di Londra, divido una villetta di quattro stanze a Bondi Junction, quartiere vicino alla spiaggia “Bondi beach”, una delle più famose di Sidney. La vita è molto cara ma sono felice.

Sì, sia qui che in Australia. L’immigrazione è aumentata notevolmente, sia per la crisi che per la crescente facilità di reperire, lavorando, i visti per restare.

La famiglia, senza dubbio. Riesco a sentire i miei cari tutti i giorni videochiamandoli con FaceTime, ma non è di certo facile…

No, non in questo momento. Quando ho preso la residenza, dopo due anni di sponsor e otto mesi di attesa per il processo di visto, mi sono licenziato dal City Extra per tornare in Italia, stare con la mia famiglia e guardarmi intorno per vedere se c’erano opportunità. Era lo scorso agosto. Vista però la situazione italiana, ho deciso di tornare in Australia. Ora, per una società locale, sto curando la parte amministrativa e gestionale di due start-up di apertura di nuovi locali in centro Sidney. E nel frattempo sto inseguendo un nuovo sogno: ho appena aperto un’attività in proprio di import/export di prodotti italiani, nel campo della moda e del design. Qui c’è meritocrazia e una situazione economica migliore e quindi più possibilità di svilupparsi e di togliersi soddisfazioni.