Questo è l’ultimo articolo di Giovanni Toia. O almeno, noi speriamo che sia l’ultimo, per un po’ di tempo: e che un giorno Giovanni torni a scrivere. Qualche riga semplice, per spiegare i motivi della sua scelta, sofferta, di non scrivere più di pro Patria.
Caro Caio, grazie per i riconoscimenti ed i ringraziamenti li voglio allargare anche al direttore Andrea Confalonieri e a Federica Artina che, sono certo, condividono i tuoi pensieri.
Purtroppo la decisione di lasciare è stata lunga e sofferta e voi ne sapete qualcosa avendo spesse volte ragionato sull’ incomprensibile situazione dell’ambiente della Pro Patria. Tifosi che, anziché aprire le orecchie alla musica dolce di chi aveva salvato la Pro e per lei aveva programmato anche tonalità alte, ha preferito seguire, quattro anni fa, il suono scadente di un piffero che non era per nulla intonato al bene biancoblù.
Tifosi che hanno organizzato uno sciopero con il calcio mercato aperto (gennaio 2014) perché a loro giudizio la Pro Patria stava per essere smantellata. I mesi successivi hanno detto che quella Pro “smantellata” ha fatto il doppio dei punti della Pro del girone di andata. Sciopero “benedetto” da qualche assessore sul quale è meglio stendere un velo pietoso.
Tifosi che non hanno indetto un minuto di sciopero per scacciare Ulizio quando addirittura serviva una serrata dello Speroni.
E sulle colonne della Provincia di Varese ammonivo del pericolo. Ma ero solo. Loro dov’erano? Inermi.
Verrebbe da dire: ma dove guardano i tifosi della Pro Patria? Sono loro, i primi, che devono difendere la bellezza della Pro, hanno invece consentito che venisse deturpatata. E chi(sottoscritto) ha tentato di metterli in guardia ha ricevuto solo insulti.
Permettimi Caio di salutare gli amici, quelli che alcuni chiamano con disprezzo “gli amici del Toia” dei quali ne sono orgoglioso e penso altrettanto loro di me. Li vedo uno ad uno con indosso la maglia della Pro. La nostra maglia.