New York, 15 giu. (TMNews) – I recenti attacchi hacker contro varie aziende americane, in primis Google, sono opera del governo cinese. A sostenerlo è una voce autorevole: Richard Clarke, ex capo dell’antiterrorismo sotto Bill Clinton e George W. Bush, secondo il quale il Congresso e la Casa Bianca non stanno facendo abbastanza per combattere la cyber-minaccia del governo di Pechino.
“Agli alti livelli si sa bene che il governo cinese attacca sistematicamente le reti informatiche americane sia governative che aziendali. Pechino riesce a rubare piani, programmi, software e know-how, e questo riduce il vantaggio americano”, ha scritto Clarke in un’editoriale sul Wall Steeet Journal. Non solo: gli hacker governativi sono entrati in grandi aziende petrolifere di altri paesi, e anche nei computer che controllano la rete elettrica nazionale americana “per minare la superiorità militare degli Stati Uniti”. Clarke osserva che “entrando nella rete elettrica non si fanno soldi, gli hacker criminali vanno nei computer delle banche a rubare”.
Il governo cinese “nega con indignazione”, ricorda Clarke, ma “gli esperti del governo americano e di quelli alleati ci credono poco e le grandi aziende lo sanno già”. Alcune di queste aziende, come Google, “hanno il coraggio di ammettere di essere stati vittima di hacker cinesi” e di rivelare che gli account di posta di vari funzionari governativi americani sono stati compromessi. Per Clarke, “una banda di hacker come tanti altri non ne sarebbe stata capace”.
L’ex capo dell’antiterrorismo lamenta la mancanza di una cyber-strategia americana per combattere la minaccia e avverte che i piani del Pentagono per una controffensiva via Internet non bastano, perché siamo di fronte “a una cyber-guerriglia quotidiana con la Cina”.
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