Invertire la tendenza. Adesso tocca alla società

Il punto di Alan Tonetti

Time’s up. Il tempo è finito, per dirla più semplicemente in italiano. Il progetto Pro Patria, nato dagli sforzi della Presidentessa Patrizia Testa, sta prendendo una piega brutta, una di quelle che se non riesci subito a invertire rischia di rovinare tutto il disegno finale. Tanti i soldi investiti dalla nuova proprietà, certamente non inferiori a quelli delle squadre di vertice, ma gli 11 punti in classifica, i 10 di distanza dalla vetta, le prestazioni scialbe e opache cui abbiamo assistito in queste prime 7 giornate non sono più

accettabili. «Il calcio è fatto di episodi» recita Mister Bonazzi. Vero, ma c’è modo e modo di perdere e a prescindere non si può non fare punti con le squadre di vertice, non se quel campionato lo devi vincere. Attenzione, non c’è una seconda chance in questo gioco, se la stagione dovesse essere fallimentare non ci sarebbe un nuovo progetto. Errori del tecnico? Forse, anche se ogni tanto, spesso, ci è sembrato di vederlo avere a che fare con le classiche nozze da fare coi fichi secchi. Non ce ne vogliano i ragazzi, la rosa è di assoluta qualità, semplicemente è male assortita e lo stesso Bonazzi, finalmente, lo ha ammesso ai giornalisti ai margini dell’ultima sconfitta interna, brutta, col Ciliverghe Mazzano: «Questa categoria la fanno gli attaccanti, noi abbiamo Bortoluz che è un ’97 e come tutti i giovani vive momenti alterni». Sì perché il problema sta proprio lì, chi segna in questa squadra? Una doppietta in 7 giornate per il giovane cresciuto nel vivaio del Torino, tanto lavoro per la squadra, pochissimi i tentativi a rete. Chiaro che se Cappai è quello visto l’altro ieri non andiamo da nessuna parte. Salviamo, anzi, promuoviamo a pieni voti Marito e Maurito sugli esterni offensivi, ma lì in mezzo serve un attaccante cattivo, uno di quelli con gli occhi della tigre che brami per il gol, quel che non è Bortoluz o, almeno, non ancora. Già, ma non c’è tempo, c’è bisogno di una soluzione che oggi non sappiamo quale possa essere. Esonerare Bonazzi risolverebbe il problema? Molto probabilmente no. Far sentire la vicinanza dei tifosi alla squadra senza critiche? Sarebbe utile, ma il problema della costruzione della rosa, senza veri ricambi lì davanti, resta. E allora che fare? La risposta proveranno a darla i vertici societari con un summit in settimana per raddrizzare la corsa prima che sia troppo tardi. Time’s up.