«Io, Chris Wright e la sclerosi multipla. Insieme per Varese e contro i pregiudizi»

Raffella Demattè, angelo custode dei giocatori. Ha la stessa malattia del nuovo playmaker «Starò con lui per le cure e le terapie necessarie. Quelli come noi hanno un coraggio da leoni»

Lavoro in questa società da 15 anni e sono orgogliosa che la Pallacanestro Varese abbia dato a un ragazzo come Chris Wright un’opportunità così importante: se la merita tutta». Raffaella Demattè è un pezzo di storia negli uffici di piazza Monte Grappa: là dove cambiano le proprietà, i presidenti e i compagni di viaggio lei resta salda, rinnovando anno dopo anno il suo impegno. Nell’organigramma biancorosso trovi il suo nome accanto alla voce “responsabile biglietteria

e logistica”, ma è più poetico – e anche più realistico – definirla uno degli angeli custodi dei giocatori nella loro vita fuori dal campo, dall’accoglienza nel momento dell’arrivo alle molteplici necessità che essi incontrano nel loro quotidiano. Si tratta di un lavoro non meno fondamentale di quello svolto in palestra dall’allenatore e, per il nuovo acquisto Wright, avrà un significato ancora più importante: Raffaella, come il giovane playmaker americano, ha la sclerosi multipla.

Si va dagli aspetti burocratici – di cui si occupa Mario Oioli – a tutto il resto, ovvero la predisposizione delle case in cui vanno ad abitare, la sistemazione delle loro famiglie, l’assistenza sanitaria, le eventuali gravidanze di mogli e fidanzate e tanto altro. Significa avere il telefono sempre acceso, correre di notte se bucano una gomma dell’auto, essere – insomma – sempre disponibili. Ci prendiamo cura di loro, sia italiani che stranieri, tenendo conto che questi ultimi hanno delle problematiche particolari che i primi non hanno.

Molta, lo considero un privilegio e una fortuna, e credo di rivestirlo in maniera proficua. Il livello garantito dalla Pallacanestro Varese è alto: quando i giocatori se ne vanno da qui si accorgono che qualcosa manca.

Wright ha il mio stesso problema di salute e ha bisogno di un supporto diverso. Io, come lui, sono una paziente e poiché ho vissuto sulla mia pelle anche i tanti pregiudizi che questa malattia comporta, posso dire di conoscere più da vicino le sue vicissitudini e le sue necessità.

Dovrà fare qualche visita medica in più del normale, avere un neurologo, seguire una terapia. Ieri, per esempio, l’ho accompagnato al Besta, che è il centro specialistico che lo ha preso in carico. Curare la sclerosi multipla non significa andare in farmacia a comprare un farmaco: bisogna seguire dei protocolli e c’è la necessità di rispettare un iter burocratico. Così mi avvarrò delle mie conoscenze e della mia esperienza per stargli vicino.

Avere un supporto durante una terapia o andare ad una visita medica non semplicemente accompagnato da un autista, ma da una persona con cui scambiare due chiacchiere su quello che devi fare, è importante. Cercherò di metterci professionalità ed empatia.

Mi piace molto, ha una positività innata e tanta voglia di fare. Chiunque abbia un problema di salute così importante o mette in pista dei meccanismi con cui riesce a superarlo e spacca o si lascia andare: io e lui apparteniamo alla prima categoria. E poi Chris mi è sembrato un ragazzo molto interessato e per nulla scontato: parla di tantissime cose, proprio ieri abbiamo discusso molto di politica e della vittoria di Trump alle primarie Usa.

I medici sono rimasti piacevolmente colpiti dal vedere che un giocatore professionista con un problema di questo tipo abbia accettato una sfida così meravigliosa.

Si pensa che le persone a cui viene diagnosticata la sclerosi multipla non possano più dare il 100% nel loro lavoro, sia in un ufficio, su una catena di montaggioo o su un campo da basket. Ma si tratta di un pregiudizio preconfezionato che ho vissuto anch’io quando ho fatto outing. La sclerosi multipla è una malattia neurologica importante ed è sempre più diffusa: molti, proprio a causa della paura del giudizio della gente e delle conseguenze, non rivelano di averla. E allora penso che avere con noi un ragazzo come Wright che gioca, viaggia per il mondo e accetta una sfida così grande sia il miglior modo per abbattere ogni barriera. Chi ha la sclerosi multipla ha la propensione alla sfida e un coraggio da leoni.