Incendio doloso alla pizzeria Gabry di via Garibaldi: è il quarto attentato da novembre. Parla Anis, il giovane proprietario egiziano: «Io perseguitato da musulmani perché cristiano copto». E Biumo si mobilita: «Al via una colletta per aiutare Anis a riaprire al più presto». Le fiamme sono divampate intorno alle 5 di ieri mattina. Immediata è scattata la chiamata ai vigili del fuoco di Varese che, subito intervenuti, hanno spento
l’incendio in due ore e mezzo. Sul posto anche gli agenti della Digos della questura di Varese che hanno dato il via alle indagini. Non c’è dubbio infatti che l’incendio abbia natura dolosa. Qualcuno, insomma, ha appiccato le fiamme all’interno del locale aperto lo scorso 15 agosto. Anis, 27 anni, arrivato in Italia con i barconi che ha poi avuto il coraggio di denunciare gli scafisti, prima lavorava in Sicilia.
«Nessun problema sino al novembre scorso – racconta il ragazzo – Poi sono iniziati gli attacchi». In tutto quattro. In tre occasioni, l’ultima poche settimane fa, alla pizzeria sono state sfondate a martellate le vetrine.
Proprio in seguito all’ultimo fatto Anis, in attesa di recuperare i fondi per riparare il danno, aveva tamponato in qualche modo la spaccata con dei cartoni.
Un “rammendo” di fortuna che, all’alba di ieri, qualcuno ha rimosso entrando nella pizzeria e incendiando i tavolini del locale.
«È troppo – racconta ora Anis – Non ce la faccio a rialzarmi». Il giovane ha fornito una pista precisa agli inquirenti.
«Un gruppo di musulmani – racconta il giovane – a novembre sono entrati qui. Hanno mangiato e non volevano pagare. Poi uno di loro ha visto il Crocifisso affisso al muro: mi ha chiamato cristiano di merda». Quell’uomo, attualmente, si troverebbe in carcere.
Quegli uomini sono tornati altre volte, sempre ubriachi, e Anis si è rifiutato di dar loro da mangiare. Da quel momento sono iniziati i problemi. Grossi problemi con danni da migliaia di euro per Anis. «La mia fede è cristiana – dice Anis – E il Crocifisso resta al suo posto, ma non so davvero come farò a riaprire questa volta».
Anis, tra l’altro, è molto conosciuto in parrocchia a Biumo. È un fedele attento che partecipa alla messa quasi ogni giorno. Il ragazzo è disperato e scioccato dalla persecuzione di cui è vittima. Anis, però, non è solo.
«Lancio ufficialmente un appello affinché la comunità di Biumo si mobiliti – dice , coordinatrice volontaria dell’associazione varesina A-mici Randagi che ha sede a pochi passi dalla pizzeria – Anis non deve essere lasciato solo. È arrivato in Italia sostenuto dalla volontà di lavorare. È un giovane che ha voglia di fare. Non deve essere ostacolato in questo modo».
«Non deve cedere. Invito tutti a fare ciò che è necessario per aiutare questo ragazzo a riaprire al più presto. Organizziamo una colletta affinché Anis possa riprendere a lavorare e affinché Biumo non perda l’ennesima attività commerciale».
Il tam tam è partito. Su Facebook sono in tanti ad essersi già mobilitati per dare una mano. Tra chi si offre come volontario per eseguire riparazioni gratuite e chi è pronto a dare il via alla colletta per aiutare Anis a rimettere in sesto la sua pizzeria.
E ieri mattina parecchie persone sono passate dalla pizzeria per dimostrare solidarietà a Anis.