«Io sono abituato a lottare con la sfiga»

Gianmarco Pozzecco: «Eric stoffa Nba, ma non è mai stato in Europa. Tre play, uno dovrà partire. Senza Kuba e con Kangur che avrà bisogno di tempo, sarà dura. La nostra gente ci amerà di più»

L’arrivo di Eric Maynor, atteso oggi al PalaWhirlpool per il primo allenamento con la squadra, l’operazione all’occhio destro di Kuba Diawara e l’impegno dell’All Star Game di domani sera a Verona: mille pensieri, purtroppo non tutti positivi, attraversano la mente di Gianmarco Pozzecco. Appena cinque giorni fa, ad Avellino, la sua Openjobmetis era tornata a mostrare la sua faccia migliore, grintosa e vincente. Con l’innesto del nuovo play, ufficializzato mercoledì, i biancorossi erano pronti a ripresentarsi lunedì 26 a Cantù con ancora più convinzione, mezzi e voglia di stupire. Poi la doccia fredda, l’incubo-infortuni che si materializza ancora, e la necessità di tornare a ragionare di ulteriori ritocchi, nuovi assetti e strategie da rivedere.

Non è semplice esprimere un giudizio. Il fatto che Eric abbia giocato soltanto in Nba è per certi versi eclatante, ma non basta per poter affermare con assoluta certezza che tipo di giocatore potrà essere qui da noi. Il suo impatto in Europa e, nello specifico, in serie A è da valutare. Ci aspettiamo da lui talento e grandi capacità di gestione e siamo pertanto entusiasti e curiosi di vederlo all’opera. Resta, come detto, l’incognita che accompagna tutti i giocatori che dagli Stati Uniti compiono il loro primo salto oltre l’Atlantico.

È ovvio come tre play non possano giocare insieme. Qualcuno dovrà necessariamente uscire. Le nostre perplessità in merito nascono dal fatto che non esiste un capro espiatorio o un colpevole prestabilito.

Dal punto di vista dell’attaccamento alla maglia e alle sorti della squadra difendo orgogliosamente la professionalità di Dawan. Purtroppo, che sia proprio lui a dover uscire o qualcun altro, quella che dovremo prendere sarà comunque una decisione dolorosa, sia per noi che per il giocatore coinvolto. E lo dico per esperienza personale.
Si tratta di una decisione che andrà ad investire gli assetti della squadra, così come purtroppo farà anche l’assenza di Diawara.

Il rapporto con Kuba è splendido e l’affetto nei suoi confronti grande e conclamato, da parte di tutti. L’altro ieri sono andato immediatamente a trovarlo, appena dopo il ricovero in ospedale, e con me c’era tutto lo staff: volevamo che sentisse quanto gli siamo vicini. Ci ha parlato per tutto il tempo di quando potrà tornare in campo. Certo che…

Premetto e ribadisco che non amo piangermi addosso, ma perdere anche Diawara dopo aver perso Kangur è la sfiga più grande che potesse capitarci. Ma queste sono cose che succedono nello sport e noi dobbiamo prenderne atto. Ci servono tre cose per affrontare questa situazione.

Massima serenità, tanto lavoro e una spinta ancora maggiore da parte di tutta la nostra gente.

È chiaro che qualcosa sul mercato dovremo fare per sopperire all’assenza di Kuba, anche se non sono onestamente ottimista, perché sarà difficilissimo trovare un giocatore che possa darci la stessa qualità e la stessa quantità. Sono queste le parole chiave: qualità e quantità. A prescindere dal ruolo specifico, che è questione secondaria.

Ma è sbagliato pensare che il ritorno dell’uno rattoppi in qualche modo l’uscita di scena dell’altro: non è così. Dopo tre mesi fermo, Kristjan andrà gestito con cautela. Mettiamo in conto che gli impegni più prossimi li affronteremo, praticamente, senza entrambi.

Lo ammetto, dopo Avellino ero proprio contento. Per tanti motivi: dall’enorme coesione all’ottimo impatto avuto col match, dalla bella prova di Callahan all’impiego congiunto dei due lunghi, fino all’inedita collocazione di Eyenga, suggerita da Cecco. Ora tutto sarà nuovamente da ridiscutere, ma nella mia carriera mi è sempre capitato di partire svantaggiato, vista la mia conformazione fisica. E so che anche questa volta riusciremo a essere competitivi.

Speravo davvero, durante questa settimana, di poter staccare. Poi ci è esplosa questa bomba in mano e in più oggi arriverà Maynor e dovrò affrontare il primo allenamento con lui. Paradossalmente, alla luce di tutto questo, sarebbe stato meglio non avere l’impegno dell’All Star Game. Invece ci saremo, anche a costo di prendere la macchina e raggiungere Verona all’ultimo momento. Si tratta di una responsabilità che mi è stata affidata e non mancherò: perché lo devo a tutti coloro che mi hanno votato, scegliendomi per questo evento, e perché lo devo a Varese, che sarò, come sempre, orgoglioso di rappresentare.