VARESE Una pedalata solitaria spegnendo il mondo. Silenzio, lasciandosi guidare dalle sensazioni e dalla voglia di staccare tutto almeno per qualche ora. E allora capita di trovarsi, forse per caso, davanti alla cappella di Lourdes: un luogo particolare che aiuta a riflettere. E infatti Ivan Basso l’ha scritto subito sul suo profilo di Twitter: «A volte vale la pena di smettere di pedalare e restare un po’ in silenzio. È il mio modo di pregare». Silenzio. Nel giorno di riposo che il Tour osserva prima di buttarsi sulle salite dei Pirenei, Ivan prova a guardarsi attorno per capire quel che succede. Cosa va, cosa non va.
«C’è poco da girarci attorno – ammette senza problemi – alla base di tutto c’è una mancanza di condizione. E a voler guardare bene, i motivi per questo mio non andare ci sono tutti: le cadute di inizio stagione che non mi hanno permesso di allenarmi come avrei voluto, una rincorsa forsennata per arrivare al Giro con i giusti chilometri nelle gambe, un Giro corso dando tutto quel che avevo. E poi c’è il mio solito problema: spesso per me la testa arriva prima delle gambe, e allora immagino di riuscire a fare cose che poi il mio corpo non riesce a mettere in pratica».
Distacchi, fatica, uno scenario diverso da quello sperato. Eppure Basso c’è, encomiabile nel suo cercare di aiutare il capitano Nibali ed eroico nel restare in sella nonostante le cose non stiano andando come si voleva: «Io ho la coscienza a posto, perché sto dando il mio contributo: da fuori può sembrare piccolo e insignificante, ma io so che per Vincenzo tutto ciò che faccio è preziosissimo. Mercoledì scorso ho
provato con tutte le forze a restare con i primi e non ce l’ho fatta, giovedì ho tentato di anticipare tutti ma è andata male. Però ho sempre tentato di fare qualcosa, e questo ha dato un po’ di sicurezza ai miei compagni: la Liquigas sta andando bene e quando una squadra va bene non è mai merito di una persona sola, è merito di ogni singolo corridore. Basso compreso».
La Liquigas sta andando bene – tre vittorie di tappa e la maglia verde del fenomeno Sagan, un grande Nibali – eppure sembra che Wiggins e la sua Sky siano imbattibili.
«Dalla tv – dice Ivan – non si riesce a capire bene cosa accade in corsa, e a uno spettatore può sembrare che il gruppo stia portando in carrozza Wiggins a Parigi: nessuno attacca, nessuno prova a staccarlo. Io che sto in gruppo vi dico che attaccare la Sky, finora, è stato impossibile: perché questi hanno sempre imposto un ritmo infernale, e con questi ritmi se qualcuno prova ad attaccare poi torna subito al suo posto».
Quindi hanno ragione quelli che pensano a un Tour già finito: «Perché qualcosa cambi, la Sky deve incappare in una giornata no e noi in una giornata buona. Finora non è successo, finora stavamo bene noi ma stavano bene anche loro: e se stiamo tutti bene allo stesso modo, vincono loro».
Lourdes. «Ci sono passato vicino un sacco di volte, ma sempre di corsa e quindi non ho mai avuto la possibilità di fermarmi. Questa volta il giorno di riposo è capitato a fagiolo: il nostro albergo era a tre ore di bici, ne ho approfittato. È un luogo particolare nel quale non bisogna ascoltare gli occhi, ma la mente: perché gli occhi vedono le bancarelle, il turismo e la mercificazione della religione. La mente e la coscienza invece vedono tutto il resto».
Tv e giornali hanno già celebrato il funerale di Basso: “Ivan il terribile è finito”, dicono. Non lo pensano i tifosi, non lo pensa la gente.
«Questo Tour – dice lui – chiuderà un periodo difficile e particolare lungo due anni: lo scorso anno ci fu l’incidente sull’Etna prima del Tour, quest’anno le cadute di febbraio. Tre infortuni che non mi hanno mai permesso di raggiungere la condizione che avevo in mente e che mi sarebbe servita per essere davvero competitivo. Sono sempre stato bene, non sono mai stato benissimo. Ora porterò a termine questo Tour e cercherò di farlo nel migliore dei modi, dando tutto quello che mi è rimasto dentro per aiutare Vincenzo. Poi tirerò una riga: punto a capo, e penso già a quello che sarà tra un anno. Non mi sento finito, so di avere dentro tante cose da dire e tante emozioni da provare e da regalare: ai prossimi mesi chiedo soltanto un po’ di fortuna, che poi a tutto il resto ci penso io».
Francesco Caielli
a.confalonieri
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