In una squadra che fa una fatica bestia a trovare punti di riferimento in attacco, diventa difficile schifare uno dei pochi che ha punti nelle mani (pure quelli della vittoria). È discontinuo, certo. Però, quando ci si mette segna: una bella fetta di salvezza passerà dai suoi canestri.
Anche qui: c’è chi lo schifa. Come se, dal basso della classifica, ci si potesse permettere il lusso di fare gli spiritosi. Piglia rimbalzi come se avesse due aspirapolvere al posto delle braccia e, se innescato come piace a lui, fa pure canestro.
Quando tira fuori dal cilindro la sua classe assoluta vien voglia di andare giù e dargli due pedate nel sottocoda: ma perché non gioca sempre così? Ecco, poi ci si ricorda che se giocasse sempre così Eric sarebbe ancora oltreoceano. Poi il suo avversario diretto è sempre il migliore degli altri, ma è un dettaglio. O no?
Caja prova a metterlo dentro un paio di volte, e in entrambi i casi è costretto a tirarlo fuori dalla disperazione.
Con questo lungagnone, Caja c’ha lavorato di brutto. Buttato nel mischione in una partita che è tutto fuorché bella, capisce che può lasciare la sua firma: le stoppate, certo. Ma anche la capacità di mettere le mani su un paio di assist di Maynor.
Entra nell’ultimo quarto, acclamato come il salvatore della patria. Un po’ d’ordine a superare il pressing avversario, un canestro da ossigeno puro.
Due buone cose nel primo tempo, poi non lascia il segno nel secondo.
Qualche lampo del Kangur che fu e che mai più sarà, in attacco e in difesa, bastano far stropicciare gli occhi di chi da tempo non lo vedeva così. Fosse sempre questo, ci sarebbe da fare la firma col sangue.
Non fa cose eccezionali. Però fa tutte quelle cose, sporche e che difficilmente finiscono sulle statistiche, che servono per vincere queste partite. Quelle che non puoi perdere, quelle che alla fine fanno la differenza tra il vivere e il morire.
Che in questa stagione siano stati fatti degli errori, è assodato. Tra i tanti errori, ecco: l’acquisto di Eyenga è probabilmente il più grave. Cosa c’entri con una squadra che, volenti e nolenti, per sfangarla quest’anno dovrà sporcarsi le mani, non lo capiremo mai.