Certe tragedie credo chiedano almeno rispetto e buon gusto. Fare della tragedia del Concordia e degli errori di Schettino un evento mediatico e di conseguenza crearne delle maschere di Carnevale è l’emblema della decadenza sociale in cui stiamo vivendo.
Ci sono ancora 17 dispersi/cadaveri nella bara/nave emblema della superficialità umana.
Ci sono parenti dilaniati dall’aver perso i loro cari in una crociera, nel 2011, a pochi passi dalla riva. Sarebbe consolante che al cattivo gusto di chi mette sul mercato queste maschere seguisse quanto meno il riifiuto collettivo ad acquistarle. Soprattutto se saranno maschere per bambini. Da loro inizia il rispetto per l’altro e per le tragedie altrui e il sacrosanto valore del buongusto.
Ilaria Mascetti
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Il peggio che accade a questa società, proclive purtroppo alla confusione, è di fraintendere se stessa. Di non capirsi. D’ignorare il realismo, che non è mai privo di spiritualità. Appartiene a tale visione distorta del mondo un malaccorto senso dell’umorismo. Si crede di far ridere, e non è così. Un peccato veniale? Un peccato ben più che veniale. Quando viene meno l’intuizione su che cosa è meglio preferire e che cosa no nelle scelte pubbliche (anche un carnevale è una scelta pubblica) vuol dire che l’inconsistenza privata è al massimo. Per privata s’intende individuale. E per individuale la cifra umana della persona. Di questa cifra umana il buon gusto è un’espressione significativa e rivelatrice, ed è sbagliato liquidarne l’assenza come se si trattasse d’un difetto qualunque.
Il buon gusto è propedeutico a decisioni a volte (spesso) seriamente incidenti sulle sorti collettive. Proviamo a pensare se negli ultimi dieci anni avesse prevalso il buon gusto su quello cattivo: probabilmente (quasi certamente) vivremmo in un Paese di gran lunga migliore del Paese in cui siamo stati – e siamo ancora – costretti a vivere. Un Paese che non ha niente, ma proprio niente, da festeggiare con le carnevalate.
Max Lodi
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