ROMA – La crisi del debito colpisce anche l’abitudine più amata: il caffè. Le pause al bar per una tazzina di caffè – afferma il Wall Street Journal – sono ridotte dalla disoccupazione, dai tagli degli stipendi e dalle alte tasse che riducono il budget delle famiglie. E anche se il consumo pro-capite di caffè in Europa resta il più alto al mondo, sale la domanda per le qualità meno costose.
E questo si riflette sui prezzi: i chicchi di arabica quest’anno sono in calo 30%, mentre il costo di quelli robusta – di qualità più bassa – sono aumentati del 18%. Un balzo che gli analisti attribuiscono alla maggiore domanda europea per questo tipo di chicchi meno costosi.
Secondo gli osservatori, difficilmente si tornerà a breve a miscele più costose e questo lascia intravedere che i prezzi delle qualità meno costose continueranno a salire.
Le importazioni di caffè nei sei mesi che si sono chiusi in aprile sono scese del 6,6% in Spagna e in Italia del 2,9%.
l.barocco
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