La Cumdi di Germignaga fa scuola: metodo green per riciclare i metalli con l’Università di Pisa

La ricerca per il recupero delle materie prime critiche svolta dall'ateneo toscano con l'azienda del Varesotto di Giuseppe Niesi. Ecco di cosa si tratta

GERMOGNAGA – I ricercatori dell’Università di Pisa hanno messo a punto un metodo green per trattare gli scarti delle lavorazioni industriali del metallo duro e recuperare materie prime critiche strategiche, per disponibilità e costo, contenute al loro interno. La ricerca, spiega l’Ateneo pisano, è stata svolta insieme all’azienda Cumdi di Germignaga ed è stata pubblicata sulla rivista Materials. “Lo scarto – spiega Michele Lanzetta, docente del dipartimento di ingegneria civile e industriale – deriva dal processo di rettifica di barre di ‘metallo duro’ ed è composto principalmente da carburo di tungsteno e cobalto”.

Normalmente per trattare questo tipo scarto si utilizzano metodi chimici aggressivi che richiedono impianti specializzati e costosi, tempi lunghi e l’utilizzo di reagenti a elevato impatto ambientale. Invece la metodologia messa a punto dai ricercatori pisani, prosegue l’Ateneo, “si basa su un minor numero di operazioni che richiedono attrezzature più semplici ed economiche, riducendo così fino al 30% il materiale vergine necessario per la produzione di nuovi manufatti, la dipendenza dalle importazioni e compensando l’assenza di giacimenti di cobalto e tungsteno in Europa, che rappresentano meno del 3% dei giacimenti globali”. In particolare, aggiunge Lanzetta, “il costituente principale, ovvero il carburo di tungsteno, costituisce una risorsa fondamentale nell’industria moderna per realizzare elementi soggetti a usura e utensili da taglio con settori di applicazione molteplici: automobilistico, trasporti, petrolchimico, minerario, aerospaziale ed elettronico”. Per cui il suo riciclo industriale costituisce una risorsa fondamentale.

“Puntiamo all’innovazione – conclude Giuseppe Niesi, fondatore e amministratore di Cumdi – che ha sempre caratterizzato i nostri processi manifatturieri e ci ha permesso di raggiungere la precisione delle lavorazioni ai massimi livelli che ci riconosce il mercato. Consideriamo la ricerca italiana un asset strategico nel cammino di crescita dell’azienda per affermare anche in ambito sostenibilità l’eccellenza nazionale nel settore metalmeccanico”.