LUINO – «Voglio fare una dichiarazione. Voglio rimettere la querela. Ti voglio bene, voglio rimettere la querela». La bella ragazza fronteggia il giudice con sguardo deciso. Quell’uomo dal fisico asciutto non deve pagare a causa sua.
Poi, al termine dell’udienza, lei, la vittima, si avvicina all’imputato denunciato perchè perseguitava lei e la sua figlia, lo abbraccia, poi i due si abbandonano a un lungo bacio appassionato: labbra a suggellare la pace e il perdono.
Parrebbe una paginetta tratta da un romanzo rosa, ma la scena è accaduta davvero ieri mattina in un’aula del tribunale di Varese. E a scacciare un pensiero di indulgenza verso l’accaduto (so’ ragazzi) ci sono le accuse pesantissime che hanno portato all’arresto nel novembre 2014 di , 30 anni, luinese d’adozione, noto alle cronache e alle forze di polizia per i precedenti per rapina e tentato omicidio, e che ieri l’hanno inchiodato al banco degli imputati a rispondere di atti persecutori e incendio doloso.
Tutto connesso alla fine non accettata della storia d’amore con la bella ragazza che ieri s’è sciolta davanti all’ex, non tanto ex a quanto pare. Nella circostanza i fatti contestati a Vallorini, difeso dall’avvocato , lo vedono perseguitare non soltanto la ragazza che l’ha lasciato ma anche i famigliari di lei. In particolare ad essere inviso al Vallorini sarebbe il padre della ragazza “reo” per il trentenne di averla convinta a chiudere la loro storia.
Tutto inizia nel dicembre 2013: la ragazza lascia il fidanzato definito all’epoca aggressivo e geloso sino all’ossessione. Secondo l’accusa Vallorini non tarda a reagire. Il 4 gennaio 2014 a Luino viene registrato l’incendio doloso di un cassonetto per i rifiuti non lontano dall’abitazione della ragazza. Che, nel frattempo, ha continuato a ricevere chiamate e sms di minaccia, anche nei confronti dei suoi familiari, ritrovandosi spesso l’ex a pochi metri di distanza.
Il 20 gennaio 2014 arriva il gesto più eclatante: Vallorini avrebbe appiccato l’incendio devastante che ha ridotto in cenere il ricovero camper di via Dumenza a Poppino.
Nel rogo, nato dall’ossessione di vendicarsi dell’ex, sono andati distrutti nove camper, due caravan, due carrelli tenda e una piccola imbarcazione. Il danno, stando a una stima al ribasso, superava il milione di euro.
Dall’indagine è emerso il vero obiettivo di quell’incendio devastante avrebbe dovuto essere il camper intestato al padre della ragazza.
E ancora il 9 agosto 2014 in un secondo incendio a Voldomino andarono distrutti tre auto e un motorino. Anche in quel frangente alcuni dei mezzi non solo erano intestati al padre della giovane ma venivano utilizzati dalla ragazza . Era arrivato l’arresto prima e il processo con giudizio immediato poi.
Ieri il pubblico ministero ha chiesto una condanna a quattro anni. Viazzo ha chiesto l’assoluzione. La parte lesa s’è lasciata andare ad un eclatante gesto di riconciliazione, mentre la sua richiesta di rimettere la querela è stata respinta. Alla ragazza è stato spiegato che contro Vallorini per molti dei reati contestati si procede d’ufficio. Ma se son rose, come si dice, fioriranno. Si torna in aula a gennaio per la sentenza.