VARESE Il cerchio magico non è finito. Anzi, dalla sua ha ancora qualche asso nella manica. Sia a livello territoriale che nazionale. Proprio mentre i maroniani festeggiano la vittoria, c’è chi ricorda, nelle file dei ribelli, che non bisogna abbassare la guardia. Perché la guerra non è ancora conclusa.
E le dimissioni del Trota non presuppongono ad una uscita di scena definitiva della famiglia Bossi. Proprio il secondogenitor del matrimonio tra Umberto Bossi e Manuela Marrone, Roberto Libertà, starebbe per diventare segretario cittadino della Lega Nord di Cuveglio.
Il congresso, se non fossero scoppiati gli scandali legati all’ex tesoriere Francesco Belsito, e a cascata tutte le vicende appena passate, che hanno portato anche alle dimissioni del Senatùr, sarebbe già avvenuto. Era in programma settimana scorsa. Poi ovviamente è stato sospeso.
Ma, a quanto si apprende da fonti interne al partito, Roberto Bossi sarebbe stato il candidato unico. Un percorso forse meno ambizioso di quello del fratello, calato subito in Regione, ma sicuramente più incisivo, perché permetterebbe al ventiduenne Roberto di farsi le osse dai livelli più bassi, e conoscere il funzionamento del partito politico.
La sezione di Cuveglio, fondata alla fine del 2010, era stata al centro di un piccolo “scandalo”. L’ex segretario Luca Molinari sarebbe stato costretto alle dimissioni, dopo che nello stesso stabile dove trova spazio la sede della Lega, di proprietà del padre, avrebbe aperto, sempre in affitto alla sua famiglia, una pizzeria e kebab di asporto.
Soprattutto la presenza del kebabbaro, che poi ha puntualmente aperto, avrebbe creato malcontento tra i militanti. Ma sono questioni private. Che però hanno avuto un contraccolpo politico.
L’offensiva del cerchio magico a livello nazionale si basa invece sulla proprietà del simbolo del guerriero. Come era già uscito, i titolari del simbolo sarebbero in tre, ognuno per un terzo: Umberto Bossi avrebbe passato la sua quota al figlio Renzo, le altre sarebbero ancora in mano a Manuela Marrone, moglie del Senatùr, e al senatore Giuseppe Leoni.
La strategia che, secondo fonti interne, sarebbe stata suggerita dal deputato Marco Reguzzoni sarebbe quella di tenere sotto scacco i maroniani grazie alla proprietà del simbolo leghista. Uno stallo che porterebbe Roberto Maroni, se non volesse spaccare il partito, a scendere a compromessi. Insomma, lo scacchiere è ancora molto complesso e al momento è perlomeno azzardato dare per scontato l’esito del congresso di giugno.
Al momento sono solo voci. Ma che potrebbero essere anche all’origine della mancata uscita di scena, completa, della famiglia Bossi. Un altro fattore sul quale il cerchio magico giocherà per non capitolare definitivamente sarà senz’altro il congresso federale di fine giugno. Se Bossi decidesse, su consiglio dei suoi, di ricandidarsi, a quel punto i maroniani dovranno scegliere se andare a scontro o accettare l’ennesimo compromesso. La nuova Lega nascerebbe con ben poco di nuovo, quindi. E la “rivoluzione” rimarrebbe mutilata.
Marco Tavazzi
e.marletta
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