La figlia ricorda Elena"Una madre meravigliosa"

COCQUIO TREVISAGO Almeno è morta facendo la cosa che amava di più». Queste erano state le parole della mamma soltanto sabato mattina, ventiquattrore prima dell’incidente stradale, come racconta Alexa, la figlia minore di Elena Garavini, la donna di 56 anni morta in un incidente motociclistico domenica mattina a Cocquio: «Stava commentando un articolo sul giornale che parlava di una 17enne morta in pista. Lo so, sembra assurdo, ma mi ha detto che se doveva morire avrebbe voluto morire così».

Lei, appena sedici anni e la stessa passione per la moto che le ha trasmesso la mamma. Per ora ha un cinquantino da cross, arrivato appena compiuti i 14 anni. «Ma non vedevo l’ora di compiere i 21 anni per fare la patente e prendere una moto come la sua, così avremmo potuto andare in giro insieme. Adesso non potremo più farlo». Anche il fratello maggiore, Philip, 21 anni, studente di economia a Glasgow, in Scozia, aveva la stessa intenzione. E lui ci era riuscito, a guidare la moto della mamma. Aveva appena avuto il foglio rosa e una settimana prima dell’incidente. «L’aveva supplicata di poterla usare – continua Alexa – e la mamma ha detto di sì, così lui è riuscito a farsi un giro».

Anche Elena aveva preso in mano la prima moto da giovane. Aveva una Kawasaki, poi il matrimonio, e da lì i bambini. «Quando siamo nati noi mio padre le ha chiesto di venderla e così ha fatto. Ma era la sua passione più grande, ha fatto davvero fatica. Poi otto anni fa vedendo che per lei era davvero importante e visto che noi ormai eravamo abbastanza grandi, le aveva detto che non si sarebbe opposto. E la mamma si è fiondata subito a ordinare un’R6 blu». L’ha tenuta parecchio, ha iniziato a girare in pista, intanto la passione cresceva. Due anni fa il cambio con il Cbr nero che domenica scorsa è stato travolto dalla Ninja zx 10r del trentacinquenne Maurizio Palazzolo, di Venegono Inferiore, anche lui morto sul colpo in seguito all’impatto.

Ma Elena era mamma su tutti i fronti. «Una persona meravigliosa» per Alexa. Era la mamma che la seguiva in tutte le gare di equitazione, locali, nazionali e internazionali. «Quando salivo in sella volevo solo farla felice, volevo che fosse orgogliosa e che mi dicesse sempre che ero bravissima. Questo però non succedeva sempre, la mamma era molto onesta in tutto e se la gara non andava bene di certo non mi faceva i complimenti, piuttosto mi diceva dove avevo sbagliato e dove potevo fare meglio». Domenica Alexa era a casa da sola. Il papà era in Scozia per lavoro, i fratelli Thomas e Philip all’estero per studio. Sapeva che la madre era uscita per un giro in moto, poi, verso mezzogiorno, è arrivata la chiamata di un amico che l’aspettava chiedendo se fosse ancora lì. Alle 15 proprio lui arrivava a dare la dolorosa notizia a casa Larkin. Il compito più difficile, quello di dirlo alla famiglia, è toccato alla più piccola di casa. Il papà e il fratello maggiore sono rientrati immediatamente, Thomas, giocatore di hockey dei Mastini Varese, invece è arrivato ieri. Il funerale sarà venerdì alle 14,30 nella chiesa della Purificazione di Cocquio.

b.melazzini

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