La finanza di Busto e il tesoretto Imi-Sir

BUSTO ARSIZIO Tesoro Imi-Sir: soldi e mediazioni passati da Busto Arsizio. Fu un imprenditore bustese a favorire il riciclaggio di quasi nove milioni di euro incassati dai Rovelli dopo la causa Imi-Sir vinta nel 1994 con la nota sentenza “farsa” o “comprata” come poi fu definita.

A scoprire il passaggio di denaro e a ritrovare il tesoro perduto, otto milioni 500 mila euro investiti in una lussuosissima villa nell’esclusiva Anacapri riconducibile ad Anna Rita Rovelli (ora indagata) ex moglie dell’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone (arrestato settimana scorsa su richiesta della procura di Civitavecchia), i militari della guardia di finanza di Busto Arsizio.

L’inchiesta delle fiamme gialle bustocche è partita da una segnalazione per operazione sospetta (segnalazione maturata in ambito bancario) da parte di un imprenditore bustese con parecchie rappresentanze societarie a Milano. Società tutte nel settore immobiliare attraverso le quali movimentava milioni di euro tra compravendita e ristrutturazione di immobili. Seguendo quel filo milionario gli uomini della gdf di Busto sono arrivati al bandolo della matassa:

un noto fiscalista residente in Venezuela ma con studio a Lugano strettamente legato alle famiglie Rovelli e Calatagirone. Le perquisizioni delle sedi delle società e delle abitazioni degli indagati hanno poi consentito di ricondurre i capitali investiti a Anna Rita Rovelli, che aveva a sua volta affidato all’esperto professionista e al suo studio di Lugano la gestione, tramite l’imprenditore bustocco, delle società milanesi.

Il professionista venezuelano, allertato dall’arresto di Caltagirone Bellavista, a lui molto vicino, aveva pianificato di lasciare l’Italia per non farvi più rientro ma, fermato dalla guardia di finanza poche ore prima della partenza, e trovato con il biglietto di sola andata per il Venezuela in tasca, è stato sottoposto a fermo. L’accusa è quella di aver riciclato i soldi della Rovelli, nascosti allo stato italiano in seguito alla sentenza definitiva di condanna per corruzione emessa dal tribunale di Monza nel 2006.

La villa di Anacapri era stata completamente arredata dalla stessa Rita Rovelli che, avvalendosi di un famosissimo architetto parigino, il quale era solito recarsi personalmente ad Anacapri, fatturando poi 200 mila euro come rimborso spese, l’aveva impreziosita con arredamenti unici e dal valore inestimabile. Dalla documentazione acquisita in sede di perquisizione, e dai pagamenti effettuati per il tramite delle società milanesi, risultano acquisti di arredamento per oltre cinque milioni di euro tra cui, fra gli altri, un lampadario da sessantamila euro, un armadio da 35 mila euro e quattro sedie da 25 mila euro oltre a maioliche per il giardino per trecentomila euro. Simona Carnaghi

f.artina

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