La fine del monopolio origine dei guai Sea Handling

Da un regime di monopolio alla libera concorrenza: così Sea Handling ha iniziato a perdere un po’ di lavoro senza che vi fosse, allo stesso tempo, uno sviluppo del trasporto aereo. Anzi, mentre alla fine degli anni ’90 una direttiva europea disciplinava la presenza di più handler in ogni scalo aeroportuale (e lo Stato italiano ne fissava il numero di più di due per Malpensa e Linate), dopo qualche anno la scissione societaria di Sea Hanlding da Sea spa non ha portato la prima ad essere venduta a Fraport, colosso tedesco nei servizi aeroportuali a terra. Complice anche l’11 settembre e il calo dastrico dei voli con il 2002.

Tra le due aziende non si è arrivati, però, nemmeno alla costituzione di una società mista che avrebbe portato SeaH su un mercato più ampio di quello milanese. Fonti sindacali parlano di un “no” dell’allora sindaco di Milano Gabriele Albertini. Così l’handler dell’aeroporto di Francoforte non ha acquisito il 35% di Sea H e la controllata della casa madre che gestisce Malpensa e Linate, è rimasta sotto la stessa ala protettiva. Al momento dello scorporo dalla spa, Sea H era già in perdita. Lì potrebbero essere finiti, secondo fonti sindacali, anche costi scaricati da Sea. Il primo bilancio 2002 si è chiuso con un disavanzo di circa 50milioni . E la cifra si è ripresentata ogni anno, fino ad arrivare ai 360milioni conteggiati dalla commissione europea che ora SeaH dovrebbe rendere a Sea spa, con gli interessi.

Perchè il “rosso” va avanti? «La concorrenza porta via un po’ di lavoro, il mercato si asciuga, lo sviluppo delle low cost abbassa le tariffe e le compagnie aeree “tirano” sempre di più sul prezzo», sintetizza Rocco Ungaro, segretario generale della Filt Cgil Lombardia, «ma c’è anche una certa inerzia ambientale che comincia ad essere smossa dagli accordi sindacali di fine 2007, inizio 2008, mirati al risanamento dell’handling». Non è solo il costo del lavoro, certamente più

alto in Sea come la stessa azienda rimarca parlando di un 20-25% in più degli altri handler, a “pesare” sul bilancio. Il contratto integrato che c’è in Sea, in aggiunta al nazionale, non esiste in Aviapartner o Ata, i due altri handler presenti a Malpensa per esempio. Ma la voce “costo del lavoro”, «non è composta soltanto dagli stipendi», ricorda Ungaro, «bisogna pensare anche all’organizzazione del lavoro, alla turnazione, alla capacità dei dirigenti e alle loro motivazioni».

Si dice che il 70 % circa del disavanzo totale di SeaH si sia formato nei suoi primi cinque anni. Poi, con l’inizio del 2008, grazie all’accordo tra azienda e organizzazioni sindacali, inizia il processo di risanamento della società che si occupa di servizi aeroportuali a terra, di pari passo con il de hubbing di Alitalia. Ora la tegola gettata dalla commissione europea. Non basta il bilancio in via di approvazione da parte dell’Assemblea dei soci e i contratti rinnovati con Alitalia a Linate e easyJet a Malpensa (la firma non è stata ancora ufficializzata) che sono una buona fetta del lavoro di SeaH, a far tirare un sospiro di sollievo. Anche nel 2012 SeaH è sotto di circa 5 milioni di euro e bisognerà trovare una soluzione prima del prossimo bilancio. L’Europa chiede il ridimensionamento drastico del perimetro aziendale e, senza l’Handling, Sea spa acquisterebbe maggior valore come ben sanno gli azionisti.

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