VARESE Matteo Renzi punta ad allargare il consenso del Pd. E queste primarie, lo ha detto esplicitamente, servono ad avvicinare al centrosinistra i delusi del centrodestra.Lega in primis, visto che nel suo passaggio di sabato a Varese, culla del Carroccio, il sindaco di Firenze ha lanciato pesanti critiche ai lumbard, «troppo attaccati alle poltrone romane», di fatto cercando una sponda nel loro elettorato. Una missione non riuscita, sentendo le reazioni dei vertici leghisti. «La Lega e il suo elettorato sono un mondo a parte – spiega il segretario cittadino, Marco Pinti – nessuno dei nostri è andato a sentirlo. Poi, il fatto che abbia riempito il cinema è abbastanza normale. Varese è notoriamente una città di destra. E Renzi è un candidato di destra». Esattamente le stesse critiche che arrivano dall’area di Bersani. «Se vogliamo usare aggettivi del vecchio modo di fare politica – continua Pinti – non si può negare che, se Nichi Vendola è di sinistra, Renzi nel modo di parlare e nelle sue posizioni è di destra». Quindi, fa capire il numero uno del Carroccio varesino, il rottamatore potrebbe anche rubare qualche voto al Pdl. «Non alla Lega, perché un elettore consapevole della battaglie che stiamo
portando avanti non può certo rivedersi in Renzi. È quanto di più lontano ci sia dal federalismo e dall’autonomia del Nord. Figuriamoci poi da un’idea indipendenstista. E la sua sensibilità è tutta rivolta all’idea dell’unità nazionale. Per non parlare del suo appoggio al governo Monti, contro il quale invece ci stiamo battendo». Al massimo Renzi può entrare nelle grazie di elettori del Pdl. «La figura del sindaco rottamatore può richiamare l’attenzione di un elettore di destra, che in lui può vedere… qualcosa». Se un certo voto d’opinione, potrebbe spostarsi, i leghisti sembrano abbastanza sicuri di non esserene intaccati. E agli attacchi che il candidato alle primarie del centrosinistra ha rivolto nei confronti della Lega “poltronista”, Pinti risponde con un’alzata di spalle. «È la solita solfa, ripetuta da qualunque leader nazionali di qualunque partito sia venuto a Varese da vent’anni. Da quando esiste la Lega, esiste questo ritornello che amano recitare a Varese». E per chiudere, ricorda al sindaco fiorentino di non rappresentare una vera novità: «Renzi, per definirlo con un’espressione gentile, è un figlio d’arte. Se non sbaglio, proviene da una famiglia che rappresenta un potentato della Dc in Toscana. Non mi sebra un rinnovamento, se non anagrafico».
s.bartolini
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