Disturbi alimentari, dipendenze o fasi depressive: a volte, nei momenti critici, la lettura giusta può essere di supporto a una cura. È una pratica già conosciuta dagli antichi romani che oggi conosce un nuovo slancio. Già Aristotele credeva che la letteratura potesse guarire le persone e gli antichi romani riconobbero l’esistenza di un rapporto tra medicina e lettura. Negli Stati Uniti e in Inghilterra, la biblioterapia è molto diffusa e sono molti gli studi internazionali che ne attestano la validità nel trattamento di vari disturbi psichici dell’età adulta ma anche evolutiva. Ma quali sono le malattie o i disturbi che più si prestano ad essere curati con il sostegno della lettura? Principalmente quelli legati alla sfera dell’umore e alle condizioni patologiche derivate da perdita del lavoro, la fine di un amore, un lutto in famiglia o semplicemente una fase depressiva. Se il momento che state vivendo è critico, la lettura del libro giusto può aiutarvi a “guarire” o almeno a migliorare. Leggere romanzi, ad esempio, fa bene. Aumenta l’empatia, la capacità di interpretare gli stati d’animo altrui e fa crescere le nostre doti di interazione. Lo spiega uno psicologo-romanziere, , che ha messo insieme tutte le ricerche neuroscientifiche condotte finora sugli effetti della narrativa sul cervello. Coinvolgimento emotivo e brillantezza nelle descrizioni sono gli ingredienti di un romanzo che si incide nella mente. Ma l’atout che rende una storia parte della nostra coscienza è appunto l’immaginazione. Lo spazio libero che ogni grande autore affida al proprio lettore. L’arte di imbastire un personaggio lasciandoci liberi di completarne
i dettagli e ricostruirne la complessità. «Chi si impegna in questo sforzo di simulazione – spiega lo scrittore – riesce meglio a capire gli altri. La letteratura mima il nostro mondo sociale. Come i simulatori di volo aiutano a diventare piloti, la letteratura migliora la capacità di avere relazioni». Dallo svolgimento della ricerca è emerso che i volontari, lettori di romanzi, avevano ottenuto punteggi migliori nei test di teoria della mente rispetto a chi aveva letto libri di saggistica oppure niente.Quel che è vero per la vecchia carta stampata – la ricerca dimostra – lo è anche per i film, le serie tv e i videogiochi (rari) con una trama e personaggi dotati di spessore psicologico. I risultati valgono per gli adulti, ma anche per i bambini che ascoltano una favola letta dai genitori o guardano un cartone (ma non un programma tv di altro tipo). Nessun cambiamento nel livello di empatia avviene invece dopo aver visto un documentario o letto un saggio. «Romanzo, favola, racconto, pièce teatrale, film o serie tv. L’importante è che ci sia una storia. Un frammento di coscienza che passa da un individuo all’altro», spiega Oatley. Se poi questa storia è scritta da un grande romanziere, gli effetti sul nostro cervello saranno ancora più accentuati. A due gruppi di volontari, per esempio, sono state fatte leggere due versioni della “Signora con il cagnolino”: l’originale di Checov o un riassunto scritto in maniera più piatta. Gli effetti sull’empatia e i test sulla teoria della mente si sono rivelati nettamente diversi.