La lezione di una cena di successo

L’evento - Il concorso de La Provincia di Varese conferma l’importanza del dialogo tra amministratori e cittadini

– Sindaci e gente comune per una sera allo stesso tavolo: la “Cena coi sindaci” è un esperimento che ci dà una grande lezione. Attorno al tavolo della “Bottega Lombarda” di Bodio Lomnago, si sono ritrovati i tre primi cittadini di Varese, Busto Arsizio e Gallarate, coloro che da giugno, tutti alla prima esperienza alla guida di una città, si trovano a gestire quasi 220mila dei 900mila abitanti della nostra provincia. Di fronte a loro, altrettanti lettori del nostro giornale, comuni cittadini che per una sera hanno avuto l’occasione di confrontarsi liberamente ed informalmente con i tre sindaci, grazie al concorso lanciato sulle pagine de La Provincia di Varese.

Per il capoluogo, Mauro Patelli, che ha potuto far conoscere al sindaco Davide Galimberti l’esperienza dell’associazione Cilla, di cui è volontario, che dal 1990 si occupa di accogliere in due appartamenti le famiglie dei pazienti dell’ospedale di Circolo che arrivano da fuori città per curarsi. Per Gallarate, Giuseppe Fimmanò, insegnante di scuola superiore in pensione e appassionato di storia locale.

Per Busto Arsizio, prima città per numero di abitanti, addirittura due ospiti, tra di loro colleghi di lavoro, Cesare Ganassini e Antonio Russo, addetti al centro multiraccolta Agesp. «Quando mai ti capita di uscire a cena con i sindaci delle tre città più grandi della nostra provincia?» ammette Cesare Ganassini. Facile rompere il ghiaccio, giocando sulle storiche rivalità tra città. Sempre sul filo di un’ironia cercata, come quando Antonelli e Cassani hanno simpaticamente fatto notare il ritardo di Galimberti (peraltro annunciato), oppure quando gli stessi si sono amichevolmente beccati sul derby continuo tra le due città, che potrebbe ripetersi ancora sulla collocazione del nuovo ospedale unico. A metterci pepe anche il nostro Piero Galparoli, che ha chiesto al “neutrale” Cassani quale delle due città tra Varese e Busto Arsizio, che da sempre si contendono la leadership provinciale, meriterebbe il ruolo di “capitale”. «Gallarate è in mezzo e mette d’accordo tutti…».

Tra un piatto e l’altro, i sindaci si sono raccontati e si è discusso di molte questioni d’attualità, dall’ospedale unico al futuro della Caserma Garibaldi, fino alle code per il pagamento dell’Imu e della Tasi. Sarà la familiarità della tavolata, ma il “diaframma” che divide la politica dai cittadini non si è proprio visto, e le fasce tricolori hanno parlato pane al pane. Galimberti, rivelando aneddoti sui suoi giovedì di ricevimento a Palazzo Estense, Antonelli svelando la verità sulla sua candidatura lungamente osteggiata e sui manifesti elettorali stampati e tenuti in garage quando ancora le segreterie litigavano sul candidato sindaco del centrodestra, Cassani provando a punzecchiare Galimberti per chiedergli se è più “renziano” o “lettiano”, e trovando in risposta la controdomanda se lui invece si sente più “maroniano” o “salviniano”. I nostri lettori sono rimasti piacevolmente stupiti. «Ho conosciuto tre persone aperte e disponibili» ammette Giuseppe Fimmanò.

«Mi ha colpito molto lo spirito collaborativo che hanno mostrato l’uno con l’altro – aggiunge Mauro Patelli, il lettore varesino – pur appartenendo ad aree politiche diverse, non c’era nessuna acredine nei confronti dell’avversario politico. Io che 40 anni fa ho fatto politica mi ricordavo che si tendeva sempre a dire esattamente il contrario del proprio avversario. È positivo, anche se forse poi purtroppo chi comanda davvero sono le segreterie dei loro rispettivi partiti che dettano le condizioni, ma sarei ben contento se i tre sindaci ci smentissero coi fatti». Morale della favola? La buona politica, quella fatta con la passione che ci mettono i tre sindaci, ha ancora grande appeal sulla gente. Perché, ammettono Antonio Russo e Cesare Ganassini, «da fuori è facile parlare e criticare, poi quando si è lì i problemi da affrontare sono complessi. E la politica è contorta».