La Libertà è un diritto. E il teatro serve per ricordarlo

Per la Festa di Liberazione torna il “Comandante Claudio” al Circolo di viale Belforte

Uno spettacolo per celebrare la liberazione dell’Italia del nazifascismo e per non dimenticare che la Resistenza si è combattuta anche nelle strade della nostra città.

Il “Comandante Claudio” rivivrà in uno spettacolo (ingresso gratuito) sulla Resistenza e contro il nazifascismo, già promosso anni fa dall’Anpi, il prossimo venerdì 28 aprile alle 20.45 al Circolo di Viale Belforte, con gli attori Andrea Minidio e Clarissa Pari e per la regia e l’adattamento di Michele Todisco. Il progetto teatrale, che si articola con momenti di lettura, teatro, musica, filmati di repertorio, foto dell’archivio Claudio Macchi, nasce dall’idea di raccontare la resistenza e la liberazione attraverso gli appunti del comandante Giuseppe Macchi detto Claudio della 121esima Brigata Garibaldi “Walter Marcobi”, uno dei protagonisti a Varese della riscossa contro il nazifascismo, a cui è stata dedicata la sezione varesina dell’Anpi, come ci racconta il regista Michele Todisco: «Dalla battaglia di San Martino all’Ottobre di sangue si ripercorreranno gli episodi salienti della resistenza nella provincia di Varese. Raccontiamo gli episodi storici, rivelati dal Comandante Claudio, che abbiamo avuto la fortuna di conoscere personalmente, in quanto era presidente della Coopuf e purtroppo è mancato alcuni anni fa». Qual è la particolarità del vostro spettacolo? «L’intero spettacolo è ambientato a Varese. Partendo dall’annuncio dell’armistizio e dalla illusoria festa dedicata alla fine della guerra, ritraiamo una Varese invasa dai nazisti, che erano circa 3000-4000 e controllavano il nostro territorio che era molto industrializzato e sede di industrie belliche». Perché è importante ricordare la Resistenza? «Il nostro è un omaggio alla memoria di giovani uomini e donne che hanno combattuto per la resistenza e per la liberazione contro la dittatura e l’invasore, come Walter Marcobi o René Vanetti, varesini esemplari, a cui sono state intitolate strade, che hanno contribuito a liberare la nostra città pagando con la vita». Uno spazio è riservato anche alla figura del Comandante Claudio, nella sua veste di ciclista: «abbiamo voluto inserire un momento per una piccola pantomima, che possa sdrammatizzare e porre l’attenzione sull’ordinanza della Gestapo che impediva di circolare in bicicletta dopo le 17».

I giovani di oggi ricordano la Resistenza?

«Grazie a diapositive e ad articoli della Prealpina, i ragazzi delle scuole che assistono al nostro spettacolo riescono ad identificare i luoghi della città in cui si è combattuto. E ora che i partigiani non sono più in vita e non possono testimoniare, ci sentiamo in dovere di restituirne la memoria. Sono racconti di familiari, che con il sentimento della relazione umana raccontano il passaggio di conoscenza esperienziale, facendo breccia e depositando nell’animo dei posteri l’emotività del vissuto».

Uno spettacolo di grande attualità secondo il regista: «È anche lo spunto per una nuova riflessione sui nuovi fascismi che ancora oggi si affacciano nella nostra società, che stanno risorgendo».n