– Mense scolastiche, mancano all’appello quasi 740mila euro. Questo il debito che gli utenti hanno accumulato dal 2009 ad oggi. A sollevare il caso era stato il sindaco , rispondendo ad un’interrogazione della Lega Nord. Il Carroccio era interessato a conoscere i debiti dei sinti. Il primo cittadino ha spiegato che le famiglie nomadi devono 10mila euro per buoni pasto non pagati.
In realtà, il debito dei sinti è una goccia nel mare. «Assistiamo ad una crescita significativa dei mancati pagamenti, che salgono di anno in anno», spiega l’assessore alla Pubblica istruzione. I numeri spaventano: se nell’anno scolastico 2009/2010 si trattava di poco più di 21mila euro, l’anno successivo si è arrivati a 165mila euro.
Nel 2011/2012 i buoni pasto non pagati sono “scesi” a 148mila euro, per poi risalire a 192mila euro. Ed arrivare nell’anno scolastico 2013/2014 a 212mila euro. Messi in fila, i debiti che le famiglie hanno nei confronti del comune arrivano a 739mila euro. Ma chi è che non paga? Nell’anno scolastico 2012/2013 erano 642 le famiglie che non versavano il dovuto per il pranzo dei loro figli. Ora, se si pensa che gli studenti delle scuole dell’obbligo sono circa 4mila, «significa che il 15% degli studenti non paga il servizio».
In pratica, un bambino ogni sette mangia “gratis”. Dei 642 debitori dell’annata 2013/2014, 243 sono famiglie straniere. Questo significa che il 60% degli utenti che non pagano sono italiani. «Stiamo cercando di capire come i debiti si ripercuotono sulle fasce Isee», spiega Nicosia.Il prezzo dei buoni pasto viene infatti calcolato in base al reddito. Quello che l’assessorato vuole verificare è se ci siano famiglie che non presentano la certificazione Isee. In questo modo vengono inserite nella fascia più
alta, anche se avrebbero diritto ad uno sconto.L’obiettivo è capire se, applicando la riduzione a cui queste famiglie hanno diritto, migliori anche la loro capacità di pagare il dovuto. Questo per quanto riguarda il futuro. Per il debito pregresso, invece, «affronteremo l’argomento in termini di recupero crediti». Di sicuro, tranquillizza Nicosia, «non esiste che sospendiamo il servizio. È una delle attività più delicate». Nessun bambino, insomma, sarà costretto a digiunare perché i suoi genitori non pagano i buoni pasto.
O forse non possono pagare: «di fronte a dati di questo tipo, viene da pensare che la mensa non sia più solamente un servizio di carattere scolastico, ma che assuma anche una connotazione sociale». Ovvero che fermarsi a mensa sia per le famiglie in difficoltà un modo per garantire un pasto completo ai propri figli.
È anche in funzione di questi numeri che il Comune aveva pensato ai menu semplificati, con un panino al posto del pasto completo, nel nuovo bando. Appalto che però è stato ritirato tra le polemiche. Ora è in corso una nuova gara, con un unico menu. E, brutta notizia per chi già fatica a pagare, senza alcuna riduzione nel costo dei buoni pasto.