«La mia gente si rialza sempre». Parola di Sogliano

Da dieci anni ci alziamo ogni domenica, e poi ogni sabato, con il cuore in fiamme. E lo faremo anche domani perché lo spirito del Varese va al di là della squadra e vive fuori dalla società. Si nutre di storie, di sacrifici, di gente, di grandi personaggi che lo amano e non lo abbandoneranno. Se ci ammazzano in campo, ma stavolta non può accadere perché hanno più paura di noi e perché i giocatori e l’allenatore sono una cosa sola, fuori non riusciranno a eliminarci. Perché il padre e il figlio di questo spirito-Varese che va ben oltre l’Eccellenza, la serie B, la C o la A, scendono in campo con noi e per voi, formando un unico gigantesco dodicesimo giocatore che il Novara non è mai riuscito a battere, né mai lo farà.

Colui che dall’Eccellenza, campetto per campetto, ha piantato la bandiera biancorossa in tutta Italia, da Bolzano a Benevento, e pure in mille cuori, non tradirà. «Il mio Varese e la mia gente si rialzano sempre. Poter guardare tutti negli occhi è sempre stata la nostra forza, e la mia forza. Oggi saremo in dodici».

Saremo in dodici, e il dodicesimo sarà Luca Sogliano. Che vive in noi e sarà fra voi, oggi al Piola. Fra noi seicento biancorossi, e fra voi giocatori: Neto, Zecchin e Corti sanno già tutto, non c’è bisogno di aggiungere una sola parola. Non sono sfuggiti dal suo sguardo, e da quello di papà Ricky, nell’ultima settimana. Le loro parole hanno indicato la strada, aperto il cuore, scacciato i fantasmi. C’è una foto che racchiude il Varese, in questa pagina, ed è quella di Luca da solo sulle stesse gradinate ospiti del Piola che oggi si coloreranno di biancorosso. Era lì, ma c’è ancora: «Oggi saremo in dodici. Il mio Varese e la mia gente si rialzano sempre». Oggi esisterà solo il suo Varese. E si rialzerà. Sempre.

Si rialzerà con Stefano Bettinelli: in sei giorni ha fatto solo cose da Varese. Guardato negli occhi e rialzato la squadra giocando per lei, con lei. Ha riacceso quella che, secondo Caccianiga, è l’essenza del Varese: non un semplice pallone, ma un contenitore di emozioni. Ha detto: il destino è sempre stato biancorosso, vuole noi e non loro. Voi giocatori non siete carne da macello ma uomini: non vi sto sopra o sotto,

ma dentro. In pochi giorni tutta la gente che vuole bene al Varese, e che ha sempre fatto la differenza, è scesa in campo mentre chi l’ha ridotto in fin di vita è stato scalzato da risultati e vergogna. Una vittoria o due cambia il finale della storia, ma non la storia di quello che è un fallimento umano e sportivo dei quadri dirigenziali al di sotto di Laurenza, dal bilancio all’amministrazione per finire al vivaio, dove grida vendetta al cielo il tentativo di scavalcare e superare Giorgio Scapini, emblema di passione, competenza, carisma, umanità: da De Luca a Pisano e Lazaar, vere miniere d’oro, chi li ha scovati?

Lega Pro o Eccellenza è la stessa identica cosa, l’obiettivo è solo e sempre la serie B, perché questa è casa nostra. Perché questa è la nostra storia che la gente, anche oggi in quella curva, racconta a chi non la sapeva o l’aveva tradita. Ha radici troppo profonde, il Varese, perché qualcuno le estirpi così. Radici varesine.

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