ROMA – Il Consiglio dei Ministri riunito il 4 settembre 2025 ha approvato la riforma dell’Esame di Stato che tornerà ufficialmente a chiamarsi Esame di Maturità. La decisione segna una svolta importante per migliaia di studenti che, a partire dalla sessione del 2026, affronteranno prove strutturate in modo diverso rispetto al passato.
La novità più significativa riguarda il colloquio orale. Non sarà più necessario ripassare l’intero programma scolastico ma soltanto quattro materie, individuate ogni anno dal ministero a gennaio in base all’indirizzo di studio. Questa scelta, spiegano dal governo, mira a rendere la prova più approfondita e meno dispersiva, permettendo agli studenti di concentrare le proprie energie su discipline ritenute davvero caratterizzanti.
Viene abolita la tesina interdisciplinare, così come l’avvio del colloquio basato sul documento fornito dalla commissione. Il nuovo esame intende valorizzare la preparazione autentica dello studente e non più una performance costruita attorno a schemi artificiali. Importante anche la norma che introduce l’obbligo di sostenere l’orale: chi si rifiuterà di parlare o si presenterà in silenzio sarà automaticamente bocciato.
L’Esame di Maturità, però, non si limiterà a verificare le conoscenze scolastiche. Verranno valutati anche l’autonomia, il senso di responsabilità, le esperienze culturali e sportive, nonché l’impegno dimostrato nel corso degli anni. Una valutazione quindi più ampia, che considera la crescita complessiva del candidato.
Cambia anche la composizione delle commissioni che passano da sette a cinque membri, con due docenti interni, due esterni e un presidente. Per garantire maggiore qualità, i commissari saranno formati in modo specifico e riceveranno un compenso più alto rispetto al passato.
Un’altra innovazione riguarda il punteggio finale. Per gli studenti particolarmente brillanti sarà possibile ottenere fino a tre punti aggiuntivi se la somma tra crediti e prove porterà a un punteggio di almeno 97 centesimi. Una misura che vuole premiare il merito e incentivare l’impegno costante.
Il ministro Giuseppe Valditara ha definito la riforma un passo decisivo verso un esame più serio e sereno, capace di premiare i ragazzi davvero meritevoli. L’obiettivo dichiarato è restituire alla maturità il valore che aveva in passato, trasformandola in un momento non solo di verifica finale, ma di riconoscimento dell’intero percorso scolastico e personale.
Con questa riforma, la maturità 2026 si annuncia come un banco di prova rinnovato, più aderente alle reali competenze degli studenti e al tempo stesso più esigente. Un esame che non si limita a misurare nozioni, ma guarda alla persona nella sua interezza, con la promessa di valorizzare i giovani che hanno dimostrato di saper crescere non solo come alunni, ma come cittadini.