Dopo un settimana di Ponti, quelli che qualcuno vorrebbe costruire tra presente e futuro cercando di convincere chi quel futuro lo ha ancora in mano, oggi basterebbe tornare al singolare per avere la certezza che esista un vero passaggio verso il domani sportivo. Vincere contro Caserta significherebbe salvarsi, ormai lo sanno anche i muri.È che la partita di questo pomeriggio contro i prodi di Enzo Esposito (ore 18.15 al PalaWhirlpool) è talmente semplice, quasi banale nella sua importanza, che il refrain persevera nella testa e si trasferisce alla penna (che poi sarebbe la tastiera), amplificato dalla diffidenza verso questa
squadra di biancorosso vestita – non certo verso chi la allena, però – e dal desiderio di mettere un punto. A tutto.Questa stagione pesa sull’anima. Non doveva andare com’è andata, non doveva arrivare quasi a far rimpiangere quella precedente, già considerata il polo sud dell’entusiasmo. No, c’era il Poz, una pillola di rinascita che tutti hanno ingurgitato senza pensarci due volte; c’era la voglia di fare i conti senza l’oste – la competitività di quelli che scendono sul parquet – e senza il giudice supremo – appunto il campo – lasciandosi trasportare da un sogno che poteva rimanere tale.