La squadra del popolo vuole la A Il destino stasera spinge il Varese 

VARESE Ognuno di noi ha dentro sé, nel suo piccolo, qualcosa per cui essere promosso che la Sampdoria, nel suo luccicante mondo, non avrà mai.

De Luca ha un padre sulla carrozzina a cui giurò: «Da oggi ti spingo fino a portarti in serie A». Nadarevic ha quell’infanzia e quella famiglia ferita nella Bosnia martoriata dalle bombe da cui soltanto stasera, nel punto più alto e sicuro del cielo, finirà di scappare. Kurtic ha la sfacciataggine di chi si crede un fuoriclasse predestinato e lo è davvero. Terlizzi ha quel giuramento fatto col sangue alla società, ma soprattutto a se stesso: «Vi porto in paradiso e poi…».

Maran forse è l’unico che non ha nulla da giurare a qualcuno perché questa è la sua forza: consumare ogni nervo e ogni pizzico di se stesso per gli altri. È l’inconsapevolezza di essere il migliore. È il motivo per cui se esiste un’unica persona per cui tutti noi (noi giocatori, noi tifosi, noi giornalisti, noi uomini) dobbiamo conquistare la serie A, questa cosa si chiama Rolando Maran.

Ogni tifoso che entrerà al Franco Ossola, ma anche le migliaia che rimarranno fuori, ha una promessa da mantenere, una freccia da scoccare nel nome di chi non c’è più (o di chi soffre accanto a lui) per centrare il bersaglio. Lele Bellorini, anima degli Amici del Varese, e Tiziano Masini hanno un padre che li accompagnava da bambini in curva e in tribuna, insegnando quello che adesso sanno tutti: esiste solo il Varese e viene prima dell’Inter, del Milan, della Juve.
Non avete anche voi un papà, una mamma, un fratello, un nonno, un compagno, un amico? Il Varese è una malattia di frontiera, qualcuno deve avervi contagiato. Voi e noi stasera moriremo su quel campo perché, prima di voi e di noi, qualcuno o qualcosa ci impone di farlo: pensate a chi vi ha fatto battere il cuore e sognare una notte così, urlate e spingete su quel pallone per lui e per lei.

Il Varese lo batti solo ammettendo che gioca meglio di te ed è più forte. Rimpicciolendoti e facendoti più umile di lui. È per questo che sono riusciti a farlo il piccolo Cittadella e il corsaro Bari ma, nelle occasioni che contano, nessuna delle grandi. La Samp ha iniziato a perdere organizzando la festa promozione a Marassi e, segnato il 3-2 dell’andata, arretrando spaventata invece di cercare il colpo del ko. In quel piccolo solco di paura stasera noi infileremo il nostro coraggio.

Non è vero che il Franco Ossola è brutto, vecchio e superato. È lo stadio più bello del mondo ed è quello che fa la differenza. Perché è difeso dal Sacro Monte, perché è schiaffeggiato dal vento del destino. Perché questi gradoni di cemento sono cuori incastonati che battono e urlano, da Giovanni Borghi e Ricky Sogliano a Rolando Maran, da Luca Sogliano a Rosati, Montemurro e Milanese: Forza Varese. Questa sarà la serie A del popolo e non quella di chi arriva dall’alto. La nostra serie A.

Andrea Confalonieri

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