VARESE Gli svizzeri hanno detto la loro: gli stipendi dei Paperoni devono avere un tetto. Insomma, niente più retribuzioni d’oro per i top-manager in Svizzera: con il 67,9% dei voti, e un sì di tutti i cantoni, il referendum popolare di oggi ha visto gran parte dei cittadini d’accordo a mettere un freno agli eccessivi compensi dei dirigenti.Il promotore di questa operazione è Thomas Minder, un piccolo imprenditore della città di Sciaffusa che siede, come indipendente, al Parlamento federale svizzero. Molti risparmiatori hanno iniziato ad ascoltarlo solo dopo aver saputo che, nonostante la crisi finanziaria, le banche che avevano perso miliardi continuavano ad erogare bonus milionari ai loro dirigenti. Così, gli svizzeri oggi gli hanno dato ragione: stipendi e bonus dei dirigenti debbano essere approvati dall’assemblea degli azionisti. La regola entrerà nella Costituzione Svizzera e verrà applicata a tutte le aziende con sede nel Paese e/o quotate alla Borsa Svizzera. Il referendum svizzero si è svolto proprio pochi giorni dopo un importante accordo preso in via preliminare tra i negoziatori dell’Europarlamento e i governi dei paesi
membri per il via libera alle nuove norme sui requisiti di capitale degli istituti di credito e, in particolare, su gratifiche e retribuzioni dei top manager che non potranno guadagnare più del doppio dello stipendio base e, soprattutto, i loro premi saranno sottoposti all’approvazione degli azionisti. Le nuove regole dovrebbero entrare in vigore il primo gennaio 2014. Il «miracolo», perché di questo si parla se si osserva la questione dal confine italiano, è accaduto a pochi chilometri dalla provincia di Varese dove questa possibilità sembra rimanere un lontano miraggio. Una provincia che sicuramente vanta numerosi Paperoni che, nonostante il pesante momento di crisi economica, fanno muso d’Europa di fronte alla possibilità di un taglio di stipendio. Basti pensare a Giuseppe Bonomi, presidente e ceo di Sea, che ha risposto picche alla richiesta del sindaco Pisapia adeguare la propria retribuzione da 600 mila euro annui al tetto stabilito dalla Corte dei conti. Ma anche lo stipendio dell’ex presidente di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, nel 2010 risultava da capogiro: Orsi, infatti, dichiarava un milione e 654 mila euro. V. Des.
s.bartolini
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