La trasferta più lunga non ferma l’entusiasmo. Anche Mede è biancorossa

Un amore senza fine - Tifosi presenti anche con la D in tasca

Mede è un gruppo di casupole basse, distribuite quasi a caso, costruite su un dedalo di stradine confuse e caotiche. Attorno solo campi. Una distesa di terra rivoltata, di fossati, di rigagnoli, di radi alberi. Una natura addomesticata, rigata da qualche sporadica strada che corre all’infinito verso l’orizzonte, liscia come la pelle di una pesca. Un lembo troppo stretto di terra tra due risaie che riflettono il cielo sulle nostre teste, come fossero uno specchio. Un’immagine riflessa distorta solamente da qualche mazzo di fiori e qualche croce lasciati lì a ricordare chi su quelle ci ha perso la vita. E non sono poche. Viaggiando giriamo di continuo la testa come se da un momento all’altro potesse uscire un ape car con dentro Renato Pozzetto. Già, ci sembra di essere nel set del Ragazzo di Campagna. Lo stadio Ugo Fantinelli è costruito al limitare del paese: dietro una porta ci sono le case, dietro l’altra la campagna. A dieci minuti dal fischio d’inizio le due tribune si riempiono di gente, per diventare bianche e rosse. Il popolo del Varese arriva anche qui, a 133 chilometri dalla sua casa. «Questa è una malattia che non va più via. Vorrei andar via, vorrei andar via di qua. Ma

non resisto lontano da te», è il coro che più si addice a questa trasferta. Prima della partita, sugli spalti, un gruppetto di tifosi del Lomellina guarda il riscaldamento del Varese: «Chi è Marrazzo? Dov’è Marrazzo?». La leggenda di Carminetor è arrivata anche qui. Quando scoprono che è in panchina, sulle loro facce spunta un mezzo sorriso, che dice: «Forse non abbiamo già perso prima d’iniziare». Le squadre scendono in campo e si fermano per un minuto di silenzio. Ed è un vero silenzio, commovente e assordante, dedicato alle vittime delle stragi di Bruxelles. Sul muro di una casa, davanti al parcheggio dello stadio, c’è dipinta un’enorme matita gialla che sputa sangue dalla punta. Sopra c’è scritto: «Je suis Charlie – 01 07 2015». Sugli spalti non si molla niente La gente del Varese è così: anche sul 5-1 in una partita che non ha nulla più da dire, vuole tutto. La testa corre già alla D: non si parla d’altro. «Se c’è un giocatore da tenere, anche se lo dovessero cercare squadre di Serie A, è Zazzi. Un vero fenomeno: così giovane, così perfetto in campo. Lui ci porterà in Serie B», parola di Lele Bellorini, cuore biancorosso sempre presente, sempre pronto a battere.