La tubercolosi torna a Varese Due casi a settimana al Circolo

VARESE «I casi di pazienti affetti da tubercolosi sono in crescita». Queste le parole del direttore dell’unità operativa malattie infettive del Circolo, Paolo Grossi. Secondo professore, occorre prendere atto che in Italia c’è il ritorno della tubercolosi. «È una malattia sociale ad alta diffusione- spiega – Settimanalmente arrivano da noi uno o due casi di pazienti con il sospetto di Tbc». Termini come “tisi” o “mal sottile” possono richiamare al più suggestioni letterarie d’altri tempi, ma la tubercolosi c’è e non va sottovalutata. Le cause sono l’aumento del flusso migratorio da Paesi dove la patologia è ancora endemica, ma anche un abbassamento eccessivo della guardia da parte della società.Non c’è, però, bisogno di allarmismi: «La malattia presa in tempo è guaribile». I più colpiti sono gli immigrati provenienti dal Nord Africa, dal Sud America e dai Paesi dell’Est, in particolare dall’Ucraina e dalla Romania. «L’immigrato parte, in linea di massima, da casa sano – spiega Grossi – Quando arriva qui, spesso vive situazioni di alto disagio sociale che lo portano a contatto con microbatteri altamente diffusivi. La malattia non ha relazioni tanto con la clandestinità quanto con il disagio e la povertà. Spesso, come nel caso degli ucraini, la terapia non viene seguita in modo costante e corretto e,

quindi, il paziente fatica a guarire. La tubercolosi si cura con gli antibiotici, ma la presenza di ceppi batterici che non rispondono ai farmaci (gli Xdr, extended drug resistence) è in aumento e rappresenta un ulteriore motivo di preoccupazione». La Tbc può manifestarsi anche come conseguenza di cure legate ad altre malattie, come ad esempio la terapia per l’epatite C con Interferone o i farmaci somministrati per la cura della psoriasi. Insomma, gli immunodepressi sono più esposti al contagio. Anche i casi di anziani affetti da Tbc sono in aumento a Varese. «Queste persone hanno, normalmente, contratto la Tbc in gioventù e poi ne sono guariti. I microbatteri della Tbc, però, rimangono nei tubercoli in latenza per anni. Con l’avanzare dell’età può esserci una riattivazione perché l’equilibrio creatosi tra microbatteri e sistema immunitario viene meno». Esiste una vaccinazione che, però, non copre totalmente ed ha senso solo in particolari elevate condizioni di rischio. Quando un paziente sospetto di essere affetto da Tbc arriva nel reparto di malattie infettive, viene subito messo in isolamento. «Una volta diagnosticata, il malato viene trasferito in un centro specializzato in questa malattia a Sondalo per impostare la terapia. Se si tratta di un paziente anziano con difficoltà di spostamento, tendiamo a curarlo qui in reparto».

s.bartolini

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