La varesina tra i 12mila beffati «Che disastro questo test di medicina»

Maria Vittoria Cairati, laureata all’Insubria, è delusa e arrabbiata. «Carte in tavola cambiate in corsa, mi sono sentita presa in giro»

«Questo test di medicina è stato un disastro sin dall’inizio, hanno cambiato le carte in tavola, mentre si stava giocando». Si sente profondamente delusa e presa in giro la dottoressa , 27 anni, di Venegono Inferiore, una laurea in Medicina all’Insubria di Varese e il sogno di diventare pediatra.
Nei giorni 28, 29, 30 e 31 ottobre Maria Vittoria è stata impegnata, insieme a 12mila colleghi in tutta Italia, nelle prove del nuovo test di specialità in Medicina.
A lei sono toccate la sede di Sesto San Giovanni e le alzatacce per sostenere gli esami, prendendo il treno all’alba. «Mi ero preparata con il vecchio metodo, il lavoro al reparto e il test di specialità, ma poi, improvvisamente, a maggio hanno deciso di creare un test nazionale».

Ma perché hanno deciso di cambiare il test? «Volevano sconfiggere le baronie, ma con questo metodo ci sarà modo di imbrogliare anche più che in passato, poi, oltre al risultato del test, conta la media dei voti conseguiti all’università, per la classifica nazionale, e sappiamo che non tutte le università sono uguali».
Insomma questo nuovo test non è meritocratico? «I presupposti c’erano. Anche se queste domande non fanno la conoscenza di medicina: domande a crocette,

molto tecniche, che però nulla hanno a che vedere con la pratica clinica».
Inoltre, in pochi giorni, gli aspiranti specializzandi devono segnalare le sedi in cui desiderano lavorare e non è facile prendere queste decisioni, prosegue Maria Vittoria: «Il mio obiettivo prioritario ormai da mesi era affrontare questo test, ma non si può sopravvivere solo con la laurea».
Domande sbagliate, anzi scambiate, in un test dal quale può dipendere il proprio domani, dopo anni di studio, coltivando il proprio sogno: «Mi sono sentita presa in giro perché ne va del mio futuro e sembra tutto legato al caso, non sappiamo quali domande siano state epurate e poi si parla di probabili imbrogli. Certo, non nella mia sede di Sesto, dove la commissione ha svolto il lavoro in maniera corretta. Ma in altri posti pare non sia stato così».
Cosa è avvenuto in altre sedi? Risponde di Legnano che sottolinea le presunte «irregolarità, segnalate già dopo il secondo giorno nelle sedi di Torino e di Milano Bicocca e in altre sedi, dove pare che i computer fossero troppo vicini fra loro e il Miur ne fosse a conoscenza; cellulari e tablet non ritirati e altro ancora».
Insomma, questioni sulle quali si sta lavorando per far chiarezza.
«Abbiamo tutti studiato, ma l’occasione, si sa…. Come faccio a dire che il risultato sia frutto di merito? Lo Stato dovrebbe garantire condizioni uguali per tutti gli aspiranti e tutto questo scandalo è stato documentato».

«Si inneggia alla meritocrazia» prosegue Riccardo, aspirante radiologo che ha sostenuto il test all’università di Pavia, «ma ci sottopongono un test mal organizzato, fatto in fretta e furia e senza nemmeno una bibliografia per prepararsi adeguatamente».
Da altri punti di vista, il panorama non cambia. specialista radiologo, afferma: «Constatiamo nell’ultimo anno un grande caos, perché l’anno di specialità è stato riorganizzato e stravolto: i medici abilitati devono aspettare mesi e non possono guadagnare. Siamo allo sbando, dal punto di vista della gestione dei test, abbiamo i medici migliori d’Europa, eppure la situazione italiana è drammatica».