La vergogna e le tre virtù dimenticate

La scrittrice e insegnante Paola Mastrocola scrive che i suoi allievi liceali non provano la vergogna. Qualche tempo fa alla televisione ascoltai uno psicologo che elogiava questo “sentimento complesso” e anche lui ne sottolineava la scarsa diffusione. Ma la vergogna è una virtù o un difetto? La si vuol provare o si soffre quando ci prende, per cui si reagisce contro di essa? E molti non la provano, o per lo meno mostrano di non provarla, e se la provano ci passano

grossolanamente sopra. Senz’altro il criminale non prova vergogna, come non prova rimorso. Il criminale spesso arriva a colpevolizzare gli altri, la società, per il suo comportamento. Mi chiedo: nelle personalità pubbliche, nelle donne di prima pagina, spesso seminude o in atteggiamenti impudichi, nei politici, c’è il senso della vergogna? Dal loro comportamento sembra di no. La vergogna ingenera un maggior rispetto per il prossimo, qualifica in modo positivo le personalità creando uno stile di comportamento che sarebbe molto bello vedere nei nostri politici.

Emilio Corbetta
Varese


Della vergogna si ha così bisogno che, anche senza volerlo, la si manifesta. L’uomo è l’unico animale capace di arrossire. Cura talvolta che tali occasioni siano riservate solo a se stesso, evitando di darvi pubblica espressività. Ma l’arrossimento avviene. La vergogna si manifesta. Non è vero che non ne siamo capaci. È vero che la si cita così raramente, da averne fatto dimenticare il nome. Perciò non sorprende che un ragazzo risponda di non sapere che cosa sia. Bisognerebbe spiegarglielo bene, in famiglia prima che a scuola. Anche il senso del pudore risulta spesso qualcosa di sconosciuto, e questo indica quale sia la strada del profondo e vero rivolgimento culturale, che precede qualunque riformismo: comprendere il significato della decenza morale, della coscienza civile, della sensibilità spirituale. Tre concetti dei quali si parla poco, e quasi arrossendo quando li si evoca, come se ce ne dovessimo vergognare.

Max Lodi

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